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direttore Paolo Pagliaro

A Napoli c'è il “Presepio emozionale”

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

  A Napoli c'è il “Presepio emozionale”

Prossimi al traguardo del 75mo anniversario del “calendario più amato d’Italia”, Frate Indovino festeggia partendo proprio da Napoli, la “capitale dei presepi”, con la terza edizione del “Presepio Emozionale”. A circa otto secoli dal primo e memorabile presepio di Greccio, nato dalla fede entusiasta di San Francesco D’Assisi, Frate Indovino ne celebra la vera essenza, nello splendido Chiostro maiolicato di Santa Chiara a Napoli. I Frati Francescani Cappuccini dell’Umbria, nel solco di tale retaggio, desiderano riconfermare la centralità del messaggio francescano con un presepio di oltre 200 metri quadrati, da domani al 6 gennaio, che riproduce un tipico villaggio medievale dell’Appennino umbro. Quasi a grandezza naturale, lo si può visitare camminando all’interno, sentendosi protagonisti tra le varie figure di personaggi dell’epoca che ne popolano la scenografia. Sono rappresentati i mestieri e le attività del tempo, dal frantoio al mulino, alle botteghe dello speziale, del vasaio alla tessitrice fino alle lavandaie, e si entrerà all’interno dei bivacchi dei pastori, e nella casa dell’ortolano. C’è anche la riproduzione figurativa di un forno pubblico dove ogni famiglia andava a cuocere il proprio pane. Entrando all’interno di questo villaggio, si giunge alla capanna dove sono riprodotti i tradizionali personaggi della Natività. Il progetto seguito da ingegneri meccanici, è realizzato con “materiale povero”: legno e cartone stampato a colori per offrire l’effetto grafico voluto. Le Edizioni Frate Indovino nascono di fatto con il celebre calendario, uscito con la tiratura di 2.000 copie nel dicembre 1945 per l’anno 1946. Attualmente, tra calendario da parete e quello da scrivania, le spedizioni superano i cinque milioni di pezzi annui. L’almanacco è stato inserito tra i simboli dell’italianità e tra gli oggetti più emblematici della storia del nostro Paese, accanto al Bacio Perugina, la Nutella, la caffettiera Moka Bialetti e pochi altri. La filosofia di Frate Indovino si fonda su due direttrici: la prima è costituita dalle opere caritative e di promozione sociale, vissute come vocazione, sia in Italia che nella ultra centennale Missione in Amazzonia, in un territorio molto vasto che si estende dalla città di Manaus sino ai confini con Colombia e Perù; la seconda è rappresentata dalla divulgazione della cultura, sentita come missione, attraverso le pubblicazioni. (re

 

 

SIENA: LE VISIONE ONIRICHE DI MARTA CZOK

 Uno sguardo attento che scruta la quotidianità rivelandone la straordinarietà. A Siena, presso la galleria Beaux Arts, fino al 31 dicembre, la personale della pittrice Marta Czok, artista di origini polacche, nata a Beirut nel 1947 e cresciuta a Londra, che propone nella città del Palio le sue “Opere uniche”. Con curiosità e ironia Czok presenta un universo di personaggi che tessono un inedito racconto antropologico dove smascherando abitudini, paradossi, piccoli grandi giochi di ruolo, si incontrano vincitori e vinti protagonisti di quel teatro incessante che è la vita. Colori preziosi e delicati si vestono di un’insolita luce per delineare volumetrie armoniche: la mano di Marta Czok trasporta in una dimensione onirica seppur concretissima. Nelle sue opere si fondono linguaggi e suggestioni differenti, che spaziano dalla ieraticità dell’arte medioevale alle suggestioni contemporanee tipiche dell’illustrazione, del fumetto e anche della caricatura. Un modo di intendere la pittura come viaggio che non lascia indifferenti. (PO / red)

 

LUCCA, OMAGGIO A PUCCINI PER "LE STAGIONI RUSSE" 

Fino al 6 gennaio, a Lucca, nella città nativa del grande maestro Giacomo Puccini, la mostra “La Rondine” presenta le opere del pittore e scultore  Aleksej Morozov, dello scrittore italo-russo Nikolaj Lilin e del compositore e musicista Federico de Robertis dedicate all’opera lirica “La Rondine” del compositore italiano, composta nel 1916.  Al Palazzo delle Esposizioni della Fondazione Banca del Monte di Lucca è presentato un insieme di pitture, sculture, disegni, video, libri e componimenti musicali da usare per comporre una scenografia moderna dell’opera lirica, con una propensione verso la dimensione scenografica abbinata a una riflessione ipotetica, non definita, desiderabile. La mostra è organizzata in occasione delle "Giornate di Puccini" ed è inclusa nel programma degli eventi del festival della cultura russa "Le Stagioni Russe" in corso in Italia nel 2018, grande progetto di presentazione della cultura russa agli spettatori europei.   (red)

 

BOLOGNA: LA CITTA’ RICORDA CONCETTO POZZATI

In occasione della nascita di Concetto Pozzati, a poco più di un anno dalla scomparsa, tre istituzioni culturali bolognesi particolarmente amate e significative per l’artista gli dedicano un programma di iniziative che ne ricordano il percorso professionale e umano. Al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, è stata inaugurata la nuova sezione della Biblioteca Emeroteca che accoglie e rende consultabile l’ampia parte riferita all’arte moderna e contemporanea degli oltre 4.000 volumi e riviste donati dai figli Jacopo e Maura Pozzati al museo, mentre il corrainiMAMbo artbookshop espone una selezione di opere grafiche e pubblicazioni dell’artista. Inoltre si tiene fino al 12 gennaio la retrospettiva “Lungo gli anni” presso la Galleria de’ Foscherari. Era l’anno 1963 quando Pozzati presentò per la prima volta una propria opera alla galleria bolognese: un dipinto di vaste dimensioni intitolato Grande spettacolo ortogonale, eseguito “in diretta” nello spazio della galleria, nel tempo di tre giorni e tre notti, a fianco di altri due artisti, Pirro Cuniberti e Luciano De Vita, impegnati, in una totale comunione di intenti, nella medesima sfida: lavorare fianco a fianco, come in un antico cantiere, ad un’opera ad un tempo personale e collettiva. A quella mostra alla de’ Foscherari fece seguito, l’anno successivo, la prima personale dell’artista e fu l’inizio di un sodalizio destinato a durare più di cinquant’anni, che viene ripercorso con questa esposizione. (red)

 

CUNEO: LA STORIA DEL PRESEPE  

Come nasce il presepe? Quale il suo significato e l’evoluzione che ha subito nel tempo? La mostra “Gloria in Excelsis”, allestita fino al 23 dicembre al Castello Reale di Govone, in provincia di Cuneo, ne ripercorre la storia e l’evoluzione attraverso proiezioni, allestimenti presepiali e oggetti d’arte sacra. Il percorso, a cura dell’archeologa Cristina Ghiringhello, inizia con una tra le più antiche raffigurazioni della Vergine col Bambino, quella rinvenuta nelle catacombe di Priscilla a Roma (III sec.) e prosegue con la prima rievocazione della Natività al di fuori di un edificio religioso, quella voluta da Francesco di Assisi nel borgo di Greccio, risalente al 1223. È questo il momento che sancisce l’inizio della diffusione dell’usanza di allestire la nascita di Gesù nelle chiese, come si vede anche dall’affresco di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi. Una seconda sezione della mostra illustra la nascita del presepe ‘laico’, quello cioè che contiene personaggi popolari e pastori che rispondono a una precisa simbologia. In questo spazio il visitatore comprende quali elementi della composizione presepiale provengano direttamente dal racconto evangelico e quali siano invece frutto della tradizione popolare. L’esposizione comprende poi immagini di arte sacra provenienti dalla parrocchia di San Secondo di Govone, presepi artistici opera di artigiani e artisti locali, tra i quali spicca l’opera dei maestri ceramisti di Castellamonte (Torino). (red) 

 

FORLI’ : SHUL, VISIONI DI MISTICISMO EBRAICO

Si intitola “Shul” l'installazione architetturale site-specific all'interno del Palazzo del Merenda, a Forlì, ad opera di Roberto Paci Dalò. Tappeti ricamati, oggetti rituali, installazione sonora, stendardi, sentieri di luce, leggère architetture, concorrono alla creazione di uno spazio immersivo e sensoriale, portando lo spettatore in un luogo ibrido dell'anima. Il salone centrale della Pinacoteca civica – che ospita tele di ampie dimensioni del Seicento- viene così interamente dedicato all'opera, fino al 30 dicembre. “Shul” entra così in relazione con le opere di Guido Cagnacci e del Guercino collegandole alla nuova opera attraverso l'uso particolare della luce. Shul significa sinagoga in yiddish e corrisponde all'usanza ebraico-italiana di riferire alla sinagoga come “scola”. Il progetto si basa sulle immagini raccolte e pubblicate per la prima volta in volume da Giulio Busi nel suo volume “Qabbalah visiva”. “Questo libro tenta per la prima volta una storia del disegno mistico nella tradizione ebraica. È un atlante sorprendente dell'immaginario giudaico, un'esplorazione in un territorio ancora poco o nulla toccato dagli studi filologici, eppure fondamentale per il confluire creativo di religione, filosofia, mistica e estetica”, “con i loro diagrammi, i cabbalisti fissarono sulla carta le proporzioni dell'architettura divina dei cieli. L'armonia delle forme cerca di catturare il mistero della creazione: il gioco delle sefirot, la guerra cosmica tra bene e male, il prorompere del peccato e l'enigma della clemenza divina vengono tradotti in rapporti spaziali, e spesso si coagulano in luoghi-parola, in cui la scrittura ebraica si combina con acute invenzioni formali” si legge nel catalogo.  (red)

 

BRESCIA, INAUGURAZIONE DEL MUSEO PIAMARTA

L’inaugurazione del Museo Piamarta si terrà lunedì 3 dicembre alle ore 15.30, presso l’Istituto Artigianelli di Brescia (via Piamarta, 6), alla presenza di s.e. il cardinale Dominique Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. La casa-museo dedicata a san Giovanni Battista Piamarta (1841-1913), l’educatore dei giovani attraverso il lavoro artigiano, è inserita nell’antico giardino claustrale del monastero di Santa Giulia, di cui conserva alcuni resti, nell’ambito dell’Istituto fondato nel 1886 e ancora in funzione. Agli Artigianelli tutto parla di padre Piamarta, ma gli ambienti adibiti a museo raccontano una storia recente collegata a vicende più lontane che affondano nella millenaria spiritualità benedettina. Gli spazi del nuovo allestimento museale, riconosciuti dalla Regione Lombardia con d.g.r. del 16 ottobre 2018, n. 646, rappresentano un importante risultato non solo per la Congregazione piamartina, che fa memoria delle sue origini, ma per la società intera di cui è espressione e specchio degli sviluppi avvenuti nel Novecento.

 

 

 

 

 

 

 

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