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Africa: la via lombarda
alla denatalità

Africa: la via lombarda <br> alla denatalità

di Paolo Pagliaro

(20 dicembre 2018) La prima notizia è che la Regione Lombardia ha stanziato un milione di euro per l’acquisto di contraccettivi destinati ai paesi africani con un tasso di fertilità maggiore di quattro figli per donna. Alla distribuzione provvederà il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. La maggioranza di centro-destra (e questa è la seconda notizia) ha accolto la proposta di un consigliere dell’opposizione, il pediatra Michele Usuelli del Gruppo +Europa con Emma Bonino.
Usuelli ha ricordato che nel 2050 le sole Nigeria e Repubblica Democratica del Congo ospiteranno il 40 per cento dei poveri del mondo e che non esiste crescita del Pil in grado di produrre benessere per una popolazione che aumenta più velocemente della ricchezza. Da qui la necessità di disinnescare la bomba demografica promuovendo la pianificazione familiare su base volontaria.
Ci sono situazioni insostenibili come quella del Niger, dove le donne partoriscono una media di 7,6 figli a testa. La spinta demografica è molto forte in tutto il Sahel. In Ciad e Mali, ad esempio, le donne hanno in media 6 figli a testa. Ne fanno 5,7 in Gambia e 5,4 in Burkina Faso; 5 in Senegal e Costa D’avorio. Molti governi europei, fondazioni e agenzie sono da tempo al lavoro per offrire in particolare alle donne la possibilità di gestire la propria fertilità scegliendo quando e in quali condizioni avere figli. In Kenya ed Etiopia, ad esempio, migliaia di adolescenti partecipano ogni anno agli incontri promossi da Amref Italia.
Ma la questione resta comunque controversa. C’è infatti chi pensa che gli africani non sono poveri perché fanno tanti figli ma vogliono avere tanti figli perché sono poveri. Il tasso di mortalità infantile è elevato, mancano sistemi di assistenza e previdenza sociale affidabili e contare sull’aiuto dei figli è spesso l’unico modo per sopravvivere.

(© 9Colonne - citare la fonte)