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direttore Paolo Pagliaro

Al Menevavo Festival l’emigrazione e lo spopolamento dei piccoli paesi

Voluto dall’amministrazione comunale di Futani (Salerno), finanziato dalla Regione Campania a valere sulle risorse del Programma Operativo Complementare (POC) 2014-2020 “Eventi per la promozione turistica e la valorizzazione dei territori”, il Menevavo Festival è una kermesse che, partita a settembre, proseguirà fino alla primavera portando nel comune di Futani arte, cultura e intrattenimento, fra eventi e attività che coinvolgono il pubblico come laboratori d’arte e escursioni. Il tema del Menevavo Festival, come suggerisce il nome (in dialetto) scelto per questa kermesse, è quello del viaggio, dell’andare via, dell’emigrazione, sia essa a causa di forze maggiori o “decisa”, quel viaggio di chi va alla ricerca di fortuna altrove. È da queste premesse che prende piede il convegno che si terrà il 3 gennaio alle 18 dal titolo “Alla ricerca di una vita migliore - L’emigrazione e lo spopolamento dei piccoli paesi”.

“La storia socio-economica del dopoguerra di Futani è uguale alla storia di tutti i paesi dell’entroterra Cilentano e Campano. Agricoltura e artigianato in una progressiva crisi, l'industria inesistente, i lavori pubblici incapaci di creare un valido supporto all'occupazione, ai Cilentani non restava altro che seguire l'esempio dei padri e, ancora una volta, abbandonare la propria terra per cercare lontano quel che in patria era loro negato. Partivano adattandosi ad ogni tipo di mansione e nel frattempo i paesi d'origine si impoverivano. L’immagine dell'emigrante è quella della valigia di cartone, contenente piccole e misere cose, il cuore pieno di speranza e la mente piena di sogni, ma anche piena di valori, formatisi nella civiltà contadina, che ha consentito di esportare risorse umane preziose per i paesi di accoglienza. Nel secondo dopoguerra i campani e, in particolar modo i cilentani, emigrarono verso il Belgio. Il cilentano (come tutti d’altronde) emigrava per necessità di natura economica, ma pensava sempre al ritorno in patria, all’incontro con i familiari, agli amici, alle abitudini, ai sapori e agli odori della sua terra. In tal modo, gli emigranti, almeno all’inizio, rimanevano ancorati alle tradizioni religiose del loro paese, alle proprie radici, alle feste svolte con processioni, bande, fiere, bancarelle. Sapere di ritornare alleviava le pene della lontananza, permetteva di ritrovare un po’ di serenità. Le visite ai parenti, alla famiglia, agli amici, hanno animato i paesi degli emigranti, determinato e riacceso la vita di quei paesi. Ed è proprio quello di riaccendere la vita del paese uno degli scopi del Menevavo Festival, - si legge in una nota degli organizzatori -  far rivivere i luoghi, le piazzette, i vicoletti, tenere accesa la memoria, il racconto, le storie di vita. Aprire le finestre delle case tenute per troppo tempo chiuse e far entrare aria nuova, creare comunità e condivisione, far in modo che il viaggiatore/turista nostro ospite possa vivere un’esperienza unica a stretto contatto con la genuinità dei rapporti umani, con la specificità della cultura e delle tradizioni locali, con le persone che vi abitano”. (red – 2 gen)

 

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