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Borghesia al tramonto
avanza il ceto medio

Borghesia al tramonto <br> avanza il ceto medio

di Paolo Pagliaro

(15 gennaio 2019) L’anno scorso l’Istat annunciò che le classi sociali erano ormai scomparse dalla società italiana, che si erano frammentate, spezzettate, non contavano più ed era venuto meno il “senso di appartenenza” a esse. La diagnosi fece scalpore, anche perché l’Istat guidata da Giorgio Alleva – dopo aver annunciato l’estinzione del vecchio mondo - non aveva rinunciato a proporre altre classificazioni, isolando nove gruppi sociali di nuovo conio: famiglie a basso reddito con stranieri, famiglie a basso reddito di soli italiani, famiglie tradizionali della provincia, famiglie degli operai in pensione, famiglie di impiegati, famiglie con pensioni d’argento, classe dirigente, giovani colletti blu, anziane sole e i giovani disoccupati.
Una vera e propria provocazione per il mondo delle statistica e delle scienze sociali, che infatti reagì con fastidio e in qualche caso con sdegno alla sfida di Alleva.
Complice un risultato elettorale che ha smentito quelli che si pensava fossero i legami tra politica e società, ha fatto molta strada in quest’ultimo anno la tesi che le vecchie classi sociali sono morte. Sull’eclissi della borghesia ha ragionato, in particolare, Giuseppe De Rita. Ha visto i partiti svuotati, i capitalisti insofferenti a regole ed etica, la rinuncia all’impegno nella vita pubblica, il dilagare del corporativismo. E ha concluso che siamo un paese in cui alla borghesia sta subentrando il ceto medio, che non sogna di governare o di cambiare il mondo ma di aprire un bed and breakfast nella casa ricevuta in eredità.

 

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