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direttore Paolo Pagliaro

IL FISCO RENDE I RICCHI
ANCORA PIU’ RICCHI. . .

IL FISCO RENDE I RICCHI <BR> ANCORA PIU’ RICCHI. . .

Le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12% lo scorso anno, al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno, mentre 3,8 miliardi di persone, che costituiscono la metà più povera dell’umanità, hanno visto decrescere quel che avevano dell’11%. L’anno scorso, da soli, 26 ultramiliardari possedevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta. Una concentrazione di enormi fortune nelle mani di pochi, che evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico. Un dato, quello sull’“Olimpo della ricchezza”, che è la rappresentazione estrema del divario patrimoniale registrato lo scorso anno: a metà 2018 l’1% più ricco deteneva infatti poco meno della metà (47,2%) della ricchezza aggregata netta, contro un magro 0,4% assegnato alla metà più povera della popolazione mondiale, 3,8 miliardi di persone. In Italia il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva, nello stesso periodo, circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. Il 5% più ricco degli italiani era titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero. Allo stesso tempo, se la quota della ricchezza globale nelle mani dell’1% più ricco è in crescita dal 2011, un trend opposto caratterizza la riduzione della povertà estrema. Dopo una drastica diminuzione, tra il 1990 e il 2015, del numero di persone che vivono con un reddito di meno di 1,90 dollari al giorno, ad allarmare è il calo del 40% del tasso annuo di riduzione della povertà estrema (che secondo le stime è rallentato ulteriormente tra il 2015 e il 2018). Un aumento della povertà estrema che colpisce in primis i contesti più vulnerabili del globo, come l’Africa subsahariana. “Bene pubblico o ricchezza privata?”, nuovo rapporto di Oxfam diffuso oggi alla vigilia del meeting annuale del Forum economico mondiale di Davos, rivela come il persistente divario tra ricchi e poveri comprometta i progressi nella lotta alla povertà, danneggi le nostre economie e alimenti la rabbia sociale in tutto il mondo.

POLITICA.  Lo studio mette inoltre in evidenza le responsabilità dei governi, in ritardo nell’adottare misure efficaci per contrastare questa galoppante disuguaglianza. Servizi essenziali come sanità e istruzione infatti continuano a essere sotto-finanziati, la lotta all’elusione fiscale ristagna, mentre le grandi corporation e i super-ricchi contribuiscono fiscalmente meno di quanto potrebbero. L’enorme disuguaglianza che caratterizza il nostro tempo, inoltre, colpisce soprattutto donne e ragazze. Globalmente nel 2015 solo 4 centesimi per ogni dollaro raccolto dal fisco proveniva dalle imposte sul patrimonio, come quelle immobiliari, fondiarie o di successione. Questo genere di imposte ha subito una riduzione – o è stato eliminato del tutto – in molti paesi ricchi e viene a malapena reso operante nei paesi in via di sviluppo. L’imposizione fiscale a carico dei percettori di redditi più elevati e delle grandi imprese si è significativamente ridotta negli ultimi decenni. Nei paesi ricchi, per esempio, in media, l’aliquota massima dell’imposta sui redditi delle persone fisiche è passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013. Nei paesi in via di sviluppo questa aliquota è ora in media al 28%. Per 90 grandi corporation l’aliquota effettiva versata sui redditi d’impresa ha visto un forte calo tra il 2000 e il 2016, passando dal 34% al 24%. Tenendo conto di imposte dirette e indirette, in paesi come il Brasile o il Regno Unito, il 10% dei più poveri paga, in proporzione al reddito, più tasse rispetto al 10% più ricco. Se l’1% dei più ricchi pagasse appena lo 0,5% in più in imposte sul proprio patrimonio, si avrebbero risorse sufficienti per mandare a scuola 262 milioni di bambini e salvare la vita a 100 milioni di persone nel prossimo decennio. I servizi pubblici sono sistematicamente sotto-finanziati o vengono esternalizzati ad attori privati, con la conseguenza che spesso i più poveri ne vengano esclusi. Ecco perché in molti paesi un’istruzione e una sanità di qualità sono diventate un lusso che solo i più abbienti possono permettersi. Basti pensare che ogni giorno 10 mila persone muoiono nel mondo, perché non hanno accesso a cure mediche, per il semplice fatto che non le possono pagare. Nei paesi in via di sviluppo un bambino di una famiglia povera ha il doppio delle possibilità di morire entro i 5 anni, rispetto a un suo coetaneo benestante. (Red – 21 gen)

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