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direttore Paolo Pagliaro

Ambiente vs lavoro
Il caso trivelle

Ambiente vs lavoro <br> Il caso trivelle

di Paolo Pagliaro

(5 febbraio 2019) Sabato a Roma i sindacati confederali hanno prenotato piazza San Giovanni per quella che si annuncia la prima manifestazione di massa dell’era Landini. Lo slogan è “futuro al lavoro”. Cgil, Cisl e Uil chiedono investimenti pubblici e privati a partire dalle infrastrutture, occupazione di qualità, politiche fiscali più eque, rivalutazione delle pensioni, interventi per il welfare, la sanità, l´istruzione.
Cosa impensabile fino a qualche anno fa, in un angolo della piazza – a manifestare con i lavoratori - ci sarà anche una rappresentanza degli imprenditori, più precisamente di Confindustria Romagna che da tempo è sulle barricate contro lo stop del governo alle trivellazioni offshore, giudicato “un suicidio industriale”. Per la costiera romagnola le attività di esplorazione e produzione petrolifera significano circa mille aziende e diecimila posti di lavoro che diventano 100 mila con l’indotto.
Si tratta di una concentrazione di imprese e professionalità che ha il suo epicentro a Ravenna e per molti aspetti è unica in Italia e in Europa. Nei mari italiani ci sono 326 pozzi per l’estrazione di petrolio e gas naturale, distribuiti tra Adriatico e Sicilia. Le piattaforme sono 120.
Lo stop alle trivelle voluto dal Movimento 5 Stelle è coerente con la lunga battaglia ecologista per la protezione del Mediterraneo, uno spazio ambientalmente molto delicato. Gli industriali romagnoli replicano ricordando che a Ravenna si produce metano da 60 anni eppure ci sono un’oasi marina, otto monumenti tutelati dall’Unesco, il parco del Delta e un turismo di qualità. Si fa anche presente che per ogni pozzo chiuso in Romagna, se ne aprirà uno qualche miglio più in là, in Croazia, Grecia o Montenegro. Col risultato che il mare non sarà affatto protetto e che noi dovremo acquistare all’estero il gas prodotto in Adriatico.

(© 9Colonne - citare la fonte)