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direttore Paolo Pagliaro

Banche: il problema
è l’efficienza

Banche: il problema <br>è l’efficienza

di Paolo Pagliaro

Dal 2007 allo scorso anno, il valore complessivo delle 11 principali banche degli Stati Uniti è aumentato di quasi il 50%, passando da 915 a 1365 miliardi di dollari. Nello stesso periodo il valore delle 19 principali banche europee è diminuito del 40%, passando da 713 a 438 miliardi di euro. Prima della crisi, la principale banca statunitense – JP Morgan Chase - valeva una volta e mezzo la più grande banca europea, Santander. Adesso vale più di cinque volte. La presenza delle banche americane in Europa è aumentata, quella delle banche europee negli Stati Uniti è fortemente diminuita. L’attivo delle banche americane è raddoppiato, quello delle banche europee è rimasto stabile.

Spiega Lorenzo Bini Smaghi, in un articolo apparso su Astrid, che ci sono molte ragioni alla radice di questi destini pericolosamente divergenti. Ci sono la diversa politica dei tassi, l’onere fiscale che in America scende e che in Europa – soprattutto in Spagna e Italia – invece sale, l’incidenza delle sofferenze, le dimensioni delle banche: concentrazioni e fusioni conferiscono agli istituti americani più potere di mercato e dunque maggior capacità di determinare i tassi e il livello delle commissioni. Consentono alle banche di produrre esse stesse i servizi che vendono alla clientela, invece di distribuire quelli altrui.


Non c’è un mercato europeo dei capitali, anche se in teoria tutti i paesi di dicono favorevoli. Le regole in Europa sono rigide e prescrittive, negli Stati Uniti esistono ampi margini di interpretazione per le attività di vigilanza. In definitiva, l’Europa ha un sistema bancario poco redditizio, che dunque non riesce a sostenere come dovrebbe quella crescita economica che crea lavoro. E in Europa, l’Italia è tra i paesi messi peggio. Pare che gli unici a preoccuparsene siano rimasti Mario Draghi e pochi altri.

(© 9Colonne - citare la fonte)