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RSF, COSI LA CINA ‘INVADE’
ANCHE LE COMUNICAZIONI

RSF, COSI LA CINA ‘INVADE’ <br> ANCHE LE COMUNICAZIONI

Secondo l'ultimo rapporto della ong Reporter Senza Frontiere, dal titolo “Il nuovo ordine mondiale dei media cinesi”, secondo cui Pechino avrebbe da tempo imbastito strategie volte ad imporre il proprio modello non soltanto nel mondo affaristico ma anche in quello delle comunicazioni. Nel testo redatto da Rsf si legge come Pechino abbia messo in atto "strategie per modernizzare i suoi strumenti di influenza estera attraverso il massiccio acquisto di spazi pubblicitari, infiltrazione nei media stranieri, ma anche attraverso ricatti, intimidazioni su scala industriale. In un decennio – si spiega nelle 51 pagine del rapporto – la Cina ha investito molto per modernizzare la sua comunicazione: il gruppo audiovisivo Cgtn è ora trasmesso in 140 Paesi e la radio Rci copre 65 lingue. Il regime è riuscito a convincere decine di migliaia di giornalisti dei Paesi emergenti a piegare la loro visione critica in favore di Pechino. Per quanto riguarda i media della diaspora cinese, precedentemente critici nei confronti del regime, sono stati quasi tutti acquisiti e integrati nell'apparato di propaganda del Partito comunista cinese. Pechino – continua l'Organizzazione – esporta anche i suoi strumenti di censura e di sorveglianza, tra cui figurano il motore di ricerca Baidu e il servizio di Instant messaging WeChat e incoraggia gli Stati autoritari a copiare le sue regole repressive, una strategia particolarmente efficace nel Sud est asiatico". Il finale del documento redatto dalla ong ha toni inquietanti: "Pechino usa intimidazioni per mettere a tacere voci di dissenso, anche nelle democrazie. Gli stessi ambasciatori cinesi non esitano a denigrare gli articoli della stampa che mettono in discussione la narrativa ufficiale imposta dal regime".

(© 9Colonne - citare la fonte)