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SALVINI-DI MAIO, DIVERGENZE SU CITTADINANZA RAMY

Dopo che la Basilicata ha mostrato l’ennesima divaricazione di consensi all’interno della maggioranza di governo, tra una Lega sempre più in crescita e un Movimento 5 Stelle sempre più in calo, Matteo Salvini ha provato a tranquillizzare il suo alleato nazionale, spiegando in conferenza stampa a Milano che “non ho incassi politici da realizzare, il mio orizzonte politico è di 4 anni”. Secondo il leade leghista infatti “gli sconfitti stanno a sinistra, i cinquestelle non hanno mai avuto grandi successi a livello regionale e comunque hanno avuto un buon risultato, se fossi in Luigi Di Maio non mi preoccuperei, per quello che mi riguarda si va avanti tranquillamente così”. Eppure la situazione tra i due rischia di scricchiolare nuovamente solo pochi minuti dopo, sul capitolo cittadinanza: proprio mentre Salvini, ancora in conferenza stampa, prendeva tempo sull’ipotesi di concederla al piccolo Ramy, il tredicenne-eroe egiziano che ha contribuito a sventare il dirottamento dell’autobus pieno di studenti vicino a Crema la scorsa settimana, (“Stiamo facendo gli approfondimenti del caso, non sul ragazzino su cui non c’è nulla da approfondire, ma sulla concessione. Se non ci saranno problemi sarò il più felice del mondo”), Luigi Di Maio pubblicava un post su Facebook dal tono molto più deciso: “Su Ramy confido in una rapida risoluzione per quanto riguarda la cittadinanza per meriti speciali. Quel bambino di origini egiziane ha compiuto un gesto straordinario. Durante l'assalto a San Donato Milanese ha avuto il coraggio di chiamare i Carabinieri e salvare così la sua vita e quella dei suoi compagni. Come sapete nei giorni scorsi ho scritto anche ai ministeri competenti per fare in modo che la sua pratica arrivi presto al Consiglio dei Ministri. Mi aspetto che accada. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è d'accordo”. Insomma, dice Di Maio, ed è un messaggio a Salvini: “Non stiamo a girarci troppo intorno. Diamo la cittadinanza a quel bambino. C'è già una legge che lo consente, non dobbiamo inventarcela. Facciamolo e basta. Come ho già detto, questo è un Paese che vale molto di più della semplice indignazione: dimostriamolo. Iniziamo a guardare avanti. Facciamolo. Senza perderci in facili strumentalizzazioni”. La questione, partendo dal caso del piccolo Ramy, rischia di riaprire però tutto il capitolo ius soli, interrotto nella scorsa legislatura dopo la prima approvazione alla Camera: il sindaco di Milano Beppe Sala chiede che il Parlamento torni a discuterlo, Salvini replica che per carità, “si può discutere di tutto e non sarò io a impedirlo ma non mi sembra una priorità. Di certo in Consiglio dei ministri non si parlerà di ius soli”.

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