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direttore Paolo Pagliaro

Come liberarsi
dal populismo

di Paolo Pagliaro

Tre nuovi libri si occupano di ricostruzione della politica. Lo fanno con profondità e stili molto diversi, tutti però accomunati dallo sforzo di immaginare possibili evoluzioni di quel fenomeno che per comodità chiamiamo populismo.

Lo storico Paolo Pombeni - che ha scritto, per il Mulino, “La buona politica” - non crede, a dire il vero, che il populismo sia una grande novità, dato che si tratta di quell’arte di approfittare delle paure diffuse che si chiama demagogia, definita “un parassita storico della democrazia”. Il libro di Pombeni elogia la capacità di progettare il futuro, dote sempre più rara in una società abituata prendere troppe decisioni senza alcun riguardo per le conseguenze che produrranno nel tempo. E sostiene che la politica può ritrovare il suo equilibrio riscoprendo il concetto di bene comune, cioè la consapevolezza di appartenere alla medesima comunità di destini.

Si intitola invece "La politica senza politica” il saggio che Marco Revelli ha pubblicato per Einaudi. Qui del populismo si ripercorre la genesi, a partire dal rancore sociale dei molti che hanno perso lavoro, certezze, fiducia e non hanno più trovato chi parlasse a nome loro. Secondo Revelli le cose potranno cambiare se la politica saprà adottare decisioni che indichino una direzione e se la sinistra saprà diventare simile al popolo che vorrebbe rappresentare.

Il terzo scritto – più agile - è firmato da Andrea Scanzi e pubblicato da Rizzoli. Scanzi è noto come polemista irriguardoso e allegramente insolente, e qui pagano pegno bersagli prevedibili come Berlusconi Renzi Salvini o D’Alema. Altri, come Bersani, se la cavano. Ma soprattutto – per dimostrare che la “Politica è una cosa seria”, come recita il titolo – vengono restituite alla memoria dei lettori alcune figure a cui la democrazia italiana deve molto, come Ferruccio Parri, Sandro Pertini, Antonio Caponnetto. Dall’irregolare Scanzi uno non se l’aspettava.

(© 9Colonne - citare la fonte)