Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La pena risparmiata
a Massimo Bordin

La pena risparmiata <br>a Massimo Bordin

di Paolo Pagliaro

Se la lettura del giornale è la preghiera del mattino, con Massimo Bordin se ne è andato il celebrante più seguito, raffinato e amato. A lungo direttore di Radio Radicale, da qualche anno ne curava la rassegna stampa. La sua rubrica “Stampa e Regime” non era solo una trasmissione ma – per dirla con Francesco Merlo – era la piazza radiofonica dell’Italia che ancora pensa e si dispera, una comunità di opinioni diverse raccolta attorno un radicale libero.
Non lo si ricorda senza una sigaretta in bocca. Aveva la voce roca, negli ultimi tempi tossiva, s’interrompeva spesso e gli ascoltatori ascoltavano con crescente apprensione i suoi lunghi silenzi. Pochi giorni fa si è congedato dal suo pubblico, anche dai suoi lettori del Foglio, e oggi è morto.
A Massimo Bordin è stata risparmiata la pena di dover assistere alla chiusura della sua radio, che in maggio chiuderà i battenti se – come sembra ormai deciso - il governo non le rinnoverà la convenzione stipulata 25 anni fa. Grazie a quella convenzione, 10 milioni l’anno, oggi nell’archivio di Radio Radicale ci sono 430 mila e settecento registrazioni, dodicimila sedute di Aula tra Camera e Senato, diecimila sedute di commissioni parlamentari, tremila congressi di partiti, associazioni e sindacati, settemila comizi e manifestazioni, più di tredicimila convegni, ventiseimila dibattiti e presentazioni di libri, ventimila conferenze stampa, ottantacinquemila interviste, ventunomila udienze dei più importanti processi. E’ un pezzo di storia della nostra Repubblica che Radio Radicale ha proposto in diretta ai suoi ascoltatori.
Dice il governo che questa offerta ora dovrebbe misurarsi col mercato, trovare nel mercato le risorse finanziare per sopravvivere. Come se spettasse al mercato occuparsi dell’interesse generale e tenere viva la democrazia.

(© 9Colonne - citare la fonte)