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Giustizia civile
disastro italiano

Giustizia civile <br> disastro italiano

di Paolo Pagliaro

(29 aprile 2019) In un anno nel Regno Unito gli investimenti stranieri arrivano a 45 miliardi, in Francia a 30 e in Spagna a 20, mentre in Italia ci si ferma a 5 miliardi. Tra le ragioni di questa disaffezione c’è l’inefficienza del sistema giudiziario, che da noi non garantisce tempi ragionevoli a chi voglia incassare un credito o far valere le proprie ragioni in una disputa. In questo fine settimana la commissione europea ha aggiornato la classifica delle inefficienze e di nuovo è risultato che nessuno, tranne Cipro, fa peggio di noi. Per risolvere un caso di contenzioso civile, amministrativo o commerciale in Danimarca occorrono in media 22 giorni, in Italia 400. Che diventano 1.330, cioè tre anni e mezzo, prima che la sentenza diventi definitiva.

Secondo Banca d’Italia, il malfunzionamento della giustizia causa una perdita dell’1% del PIL, ma secondo il Cer l’impatto è del 2,5. Tutti i sondaggi tra imprenditori e manager delle multinazionali confermano che questo è uno tra gli ostacoli principali agli investimenti in Italia.

Nel 2010 la Banca mondiale aveva stimato che, per risolvere la medesima disputa commerciale, in Italia occorreva più del doppio dei giorni necessari, in media, negli altri paesi avanzati. Negli anni successivi si è cercato di rimediare con il varo di strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, con la mediazione obbligatoria, la diffusione degli arbitrati, i filtri per le impugnazioni. Ha fatto passi avanti il processo civile telematico, ci sono stati interventi per scoraggiare la litigiosità, è stato istituito il Tribunale per le Imprese. Ma il risultato è stato deludente. Ora non resta che sperare nella nuova riforma che, promette il ministro Bonafede, i tempi dei processi li dovrebbe addirittura dimezzare, a beneficio degli investitori esteri ma soprattutto dei cittadini italiani.

(© 9Colonne - citare la fonte)