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direttore Paolo Pagliaro

Senza formazione
non ci sarà lavoro

Senza formazione <br> non ci sarà lavoro

di Paolo Pagliaro

(2 maggio 2019) Dal 2008 a oggi, l’Italia ha perso un milione di posti fissi e ne ha guadagnati altrettanti part time. I sottoccupati sono raddoppiati e chi è costretto a lavorare part time, perché non riesce a trovare un lavoro normale, è cresciuto più del doppio. La prima a svanire, nell’universo del lavoro precario, è la formazione professionale. Il risultato è che l’Italia si trova ad affrontare la realtà globale delle turbotecnologie con una forza lavoro sempre più scadente: dal 2008, ci sono nelle fabbriche e negli uffici, 362 mila tecnici e professionisti in meno. Ci sono, invece, 437 mila lavoratori non specializzati e 861 mila esecutivi in più. Siamo un paese che guarda indietro. Così Maurizio Ricci, sulla rivista il Diario del Lavoro, fotografa il declino della produttività italiana. 

Su un’altra rivista digitale, lavoce.info, Stefano Uberti Foppa riporta invece le previsioni del World Economic Forum, che ha consultato i  responsabili del reclutamento di imprese con 14 milioni di occupati  in 46 paesi avanzati.  Secondo le loro stime da qui al 2022 come conseguenza dell’automazione verranno persi circa 75 milioni di posti di lavoro, mentre 133 milioni ne verranno creati come nuovi o di radicale riproposizione. Un grande movimento tellurico, che avrà come conseguenza anche l’aumento dei salari.
Per trarne vantaggio sarà però necessario indirizzare i giovani verso le nuove competenze e la relativa formazione, non dimenticando che nonostante la diffusione del digitale -  e anzi, proprio grazie a essa - è più probabile che nei prossimi anni il problema sarà la carenza di forza lavoro piuttosto che un eccesso di disponibilità. 

(© 9Colonne - citare la fonte)