di Paolo Pagliaro
Dobbiamo ad Alberto Brambilla e Paolo Novati del centro studi Itinerari Previdenziali un fact checking che demolisce il pregiudizio per cui l’Italia sarebbe un paese strozzato dalle tasse.
Dalle loro elaborazioni effettuate su dati del ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle entrate risulta innanzitutto che su 60 milioni e 400 mila residenti, quelli che nel 2017 hanno versato almeno 1 euro di Irpef sono stati 30 milioni e 600 mila. Questo vuol dire che oltre il 49% degli italiani ufficialmente non ha reddito, e quindi non paga nulla di Irpef. Metà dei nostri concittadini, insomma, non è oppresso né tantomeno strozzato dal fisco.
Quanto all’altra metà, la situazione è molto variegata. Il 45% di chi paga l’Irpef – quasi 19 milioni di contribuenti, che significa 27 milioni di italiani – dichiara meno di 15 mila euro. Considerando anche le detrazioni, costoro pagano una media di circa 158 euro l’anno, e, di conseguenza, si suppone anche pochissimi contributi sociali. Quindi con molte probabilità saranno dei futuri pensionati assistiti dalla collettività.
Altri 5 milioni e 800 mila italiani dichiarano invece tra i 15 e i 20 mila euro lordi. In questo caso l’imposta media annua è poco meno di 2 mila euro. Anche questa fascia di reddito paga un’Irpef insufficiente per coprire il costo pro capite della spesa sanitaria, e viene dunque ad aggiungersi alla già ampia platea di italiani, che sono di fatto a “carico” di altri concittadini.
Alla domanda chi paga dunque il grosso delle imposte, la risposta è che le paga quel 12,28% di contribuenti - poco più di 5 milioni di soggetti - che dichiara redditi da 35 mila euro in su. Viene da loro il 58% delle tasse. E’ questo sparuto 12,28% della popolazione che tiene in piedi lo stato sociale, sono loro gli unici “oppressi” a cui potendo andrebbe ridotto il carico fiscale. Sarebbe più facile se qualche imposta la pagassero anche gli altri.