di Paolo Pagliaro
(9 maggio 2019) C’è un detto secondo cui gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano mentre i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano. Sembrerebbe un gioco a somma zero, in realtà è un omaggio, un po’ pigro, al pregiudizio. I fatti ci dicono che mai come oggi, negli ultimi 70 anni, Italia e Germania hanno agito in sintonia sulle questioni più rilevanti che riguardano entrambi i Paesi. La Germania è il primo partner commerciale dell’Italia. In un anno l’interscambio bilaterale ha raggiunto i 121 miliardi di euro, una cifra quasi pari alla somma degli interscambi dell’Italia con Francia e Regno Unito insieme. Il commercio fra Italia e Germania riguarda per l’80% beni intermedi e prodotti finiti ad elevato tasso di specializzazione, con fasi di lavorazione distribuite fra i due Paesi.
I rapporti sono intensissimi anche nel campo degli investimenti e delle integrazioni industriali. Le imprese tedesche partecipate o controllate da capitali italiani sono circa 2.100 e 1.800 le aziende in Italia a capitale tedesco. In alcuni settori-chiave, italiani e tedeschi si contendono la leadership e fanno da traino al resto dell’Europa : l’Italia è il primo produttore di farmaci, la Germania il secondo. Entrambe risultano ai vertici della classifica per le industrie del design e per quelle culturali. L’Italia è la mèta preferita dai turisti tedeschi.
Sul sito europea.info si elencano tutti gli ambiti in cui la collaborazione trai due paesi smentisce i pregiudizi. E si ricorda – lo ricorda Fabio Colasanti - che anche sul tema dell’immigrazione la Germania è stata quasi sempre dalla nostra parte nel chiedere maggiori aiuti per chi garantisce la prima accoglienza e nel sostenere il principio della redistribuzione dei rifugiati. Le chiusure sono venute semmai da altri paesi, sovranisti a spese nostre.
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