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direttore Paolo Pagliaro

Criminalità denunciata
e criminalità reale

di Piero Innocenti

(24 maggiio 2019)Alcuni giorni fa, nella fase ormai terminale della campagna elettorale europea, il Ministro dell’Interno ha fornito alla stampa i dati statistici sull’andamento della delittuosità in Italia relativi al primo trimestre del 2019, accompagnando la presentazione con evidente entusiasmo per “i reati in calo rispetto allo stesso periodo del 2018”. Ha, quindi, indicato alcune tipologie di delitti, quelli con il segno meno, denunciati dai cittadini alle forze di polizia, sottolineando con ciò il “fatturato” positivo della gestione aziendale sulla sicurezza pubblica dovuto, secondo il Ministro, anche ai provvedimenti emanati ( il riferimento va al c.d. decreto sicurezza del dicembre 2018) e alle direttive impartite alle autorità di p.s.
Non credo che il decreto in questione, poi convertito in legge, abbia inciso minimamente sull’andamento della delittuosità nel nostro Paese ( la stessa considerazione vale per il decreto Minniti del febbraio 2017) perché non è certamente con i daspo, gli ordini di allontanamento, l’abolizione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, i protocolli d’intesa, i comitati metropolitani, una accentuata telesorveglianza, la lotta ai posteggiatori abusivi e all’accattonaggio, gli accordi di vicinato per i cittadini sentinelle di quartiere, che si risolvono i problemi relativi alla prevenzione e alla repressione dei delitti.
Queste due funzioni possono essere più incisive, se veramente lo si vuole, assicurando adeguate risorse umane e finanziarie (un ritornello che ripeto spesso) alle tre forze di polizia statali che vanno messe in condizione di esercitare un maggior controllo del territorio (quello di cui la gente sente più bisogno). La criminalità legale, quella, cioè, denunciata dai cittadini e, comunque, di cui la polizia giudiziaria viene a conoscenza, è diversa da quella reale,  in realtà ne costituisce soltanto una parte. C’è quella cifra oscura dei reati di cui non abbiamo traccia, perché, appunto, nessuno denuncia e nessuno rileva.
Se, poi, si vuole capire qualcosa di più sulla delittuosità in Italia bisogna guardare al suo andamento non a tre mesi e neanche a tre anni, ma ad un arco temporale molto più lungo. E allora ci accorgiamo che i delitti denunciati nell’ultimo decennio (2008-2017), secondo dati elaborati annualmente dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale di Polizia Criminale (Dipartimento della Pubblica Sicurezza- Ministero dell’Interno) sono andati decrescendo negli ultimi sei anni passando dai 2.818.834 del 2012, ai 2.687.249 del 2015, ai 2.487.389 del 2016 e 2.232.552 del 2017. Nel 2018, il dato ufficioso e non ancora consolidato, si attesterebbe intorno ai 2,3milioni dei delitti denunciati (ma si può già parlare di inversione di tendenza? Sarebbe incauto o quantomeno prematuro).
Questo decremento, in atto da alcuni anni ormai, potrebbe significare qualcosa di positivo se non fosse che, se si dà credito, e personalmente lo credo, alle analisi fatte anche da esperti della sicurezza, dipende dal fatto che molti cittadini, in molte zone del paese, per motivi diversi, non vanno a denunciare i reati di cui sono stati vittime. Sarei, quindi, molto prudente a “cantar vittoria” affermando che “calano i reati”, mentre meritano più attenzione risposte articolate come quelle  che tendono ad etnicizzare la devianza basandosi sul fatto che sono alte le percentuali degli stranieri che delinquono nel nostro Paese spacciando stupefacenti, sfruttando la prostituzione e rubando nelle case.  E’ ovvio che questo dipende dalle condizioni sociali in cui si trovano a vivere e dalle gravi carenze della cosiddetta integrazione.

 

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