Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La Bosnia
e il Rinoceronte
di pezza

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

La Bosnia <br> e il Rinoceronte <br> di pezza

LA BOSNIA E IL RINOCERONTE DI PEZZA

Testimonianze in presa diretta, lacrime e speranze in un libro in cui al centro non vi è la guerra, ma le donne, e in cui una di loro, Alima, si erge come protagonista grazie alla sua voglia di andare avanti per fare sì che il dialogo prevalga sulla violenza, la vita abbia la meglio sulla morte. C’è un doppio piano narrativo in “La Bosnia e il rinoceronte di pezza. Alima e altre voci” di Pietro Aleotti, pubblicato da Infinito edizioni, un testo che cerca un linguaggio nuovo, in bilico tra teatro civile e racconto: la ricostruzione dei fatti che sconvolsero la Bosnia Erzegovina durante la guerra d’inizio Anni ‘90 è squarciata dalle pagine in cui Alima tratteggia il suo personale percorso di superamento del dolore. Alima non rappresenta solo se stessa, è il simbolo di tutte le donne bosniache che hanno vissuto sulla propria pelle l’intero campionario degli orrori di un conflitto ancora oggi quanto mai attuale. “Aleotti ricostruisce le ragioni, le motivazioni e le conseguenze di una storia collettiva, dando vita a un teatro di narrazione che è allo stesso tempo teatro civile, nel quale l’autore si fa carico di trasmettere qualcosa che oggi diventa sempre più sottile: la memoria dei fatti” scrive nella prefazione Simona Silvestri. L’autore, milanese di nascita e apolide  per vocazione, scrive di Bosnia in risposta a una personale urgenza. È parte della redazione di East Journal, testata per la quale si occupa di Balcani. Ha scritto inoltre per Limes e l’Espresso. Con “La Bosnia e il rinoceronte di pezza”, in procinto di diventare uno spettacolo teatrale, ha vinto il premio l’Edizione 2018 ed è arrivato secondo nella XVI edizione del Premio letterario internazionale Lago Gerundo, nella sezione teatro.    

 

CALMA E QUIETA E’ LA NOTTE. LA LEGGENDA DEI BAGNI DI SZIGETVAR

Siamo nel 1566: lo sterminato esercito di Solimano il Magnifico circonda una piccola cittadina ungherese. È destino che tutti debbano morire. Un vecchio si ritira nei bagni turchi deserti e, in quel silenzio irreale, aspetta la fine. Lì, apparentemente per caso, incontra un ragazzo che, nell’attesa, gli racconta una storia. Si dipanano così due trame parallele, fuori l’assedio, con l’orrore della morte che incombe, dentro invece il tempo sembra fermarsi durante il racconto: una storia d’amore tra due ragazzi che conoscono solo il presente. Lei scompare, lui la insegue. Prima a Venezia, poi su un’isola abitata da monaci banditi, dove un misterioso prigioniero prepara una nuova carta del mondo, poi a Istanbul. Lei è rinchiusa proprio nel palazzo di Solimano. Alla fine le due storie, l’assedio e il racconto d’amore, convergono e il vecchio capisce che non può trattarsi di un caso. L’epilogo, a sorpresa, getta nuova luce sull’intera vicenda. In “Calma e quieta è la notte. La leggenda dei bagni di Szigetvàr” di Vittorio de Martino (Lepre edizioni) l’inizio e fine sono eventi storici, il resto appartiene al regno del possibile . . . L’autore nasce a Roma nel 1959. Studia pianoforte e danza classica, entra alla Scala, poi si dedica al teatro, diventando assistente alla regia (Eduardo De Filippo, Giancarlo Menotti). Si trasferisce a Parigi, dove si laurea in Storia dell’Arte e lavora come insegnante e guida. Aveva dimenticato di aver scritto questo libro, il crollo di una libreria glielo ha fatto ritrovare. È il suo primo romanzo. Confida nel crollo di un’altra libreria. . .

 

LOSITO ILLUSTRA I SEGRETI DELLA STAND-UP COMEDY

Una delle situazioni più scomode in cui un essere umano può cacciarsi è stare in piedi davanti a un pubblico con l’obbligo di farlo ridere. È proprio questa la situazione in cui si trova chi fa stand-up comedy: da solo con un microfono in un’arena. Che sia un comedy-club, un teatro o ancor meglio un palazzetto poco importa, purché abbia un pubblico da far ridere. È questo infatti che decreterà il suo successo. Ma si può insegnare a essere divertenti? Filippo Losito crede di sì e ne illustra i segreti nel libro “Stand-up comedy. Dalla scrittura al live: teoria, meccanismi e pratica” (prefazione di Edoardo Ferrario, Dino Audino editore). Ridere è un fenomeno fisico e la comicità, come ogni processo creativo, si fonda su strutture e meccanismi precisi.  Nella stand-up comedy il talento non sta tanto nell’essere istrioni o brillanti, quanto nel saper trasmettere sul palco la propria autenticità, abbattendo quella quarta parete che in altre forme di spettacolo mantiene la distanza scenica tra chi si esibisce e chi ascolta. Nell’arena il comico si mette a nudo, offre se stesso al pubblico e più è capace di suscitarne l’empatia, maggiori saranno le sue probabilità di farlo ridere. Stand-up comedy esamina i due modi principali in cui il comico può raggiungere questo risultato: esprimendo in forma di testo la confessione di ciò che lo muove dentro e mettendosi in gioco con il proprio corpo, sfruttandone le peculiarità. E grazie a un nutrito apparato di esercizi fornisce tutti gli strumenti necessari per costruire battute, joke e monologhi efficaci, accompagnando l’aspirante comico nel percorso che conduce dal testo al live. Losito è autore, regista e umorista. Scrive per la narrativa, il teatro e la televisione. Ha tradotto e curato l’edizione italiana di “Stand-up comedy: il nuovo genere letterario americano” (Sagoma). Come sceneggiatore ha vinto il Rai Italian Award 48H Film Project. È tra i fondatori di Comedy Studio, prima scuola di stand-up comedy in Italia. Alla Scuola Holden è coordinatore del College Serialità e ha curato progetti per Sky, Discovery, Fox. Tra i suoi ultimi lavori: “Fata e strega. Conversazioni su televisione e società” (Edizioni Gruppo Abele), scritto con Carlo Freccero.

 

LIRICA, RENATA TEBALDI RACCONTATA IN UNA NUOVA BIOGRAFIA  

Quanto mai opportuno, se non indispensabile, appare un nuovo contributo biografico all’arte di Renata Tebaldi, ora che se ne celebra il 75° anniversario dal debutto in teatro, 23 maggio 1944, e il 19 dicembre 2019 a 15 anni dall’addio a questo mondo di chi seppe porsi fondamentale nella storia del teatro lirico in virtù di doti musicali di rara eufonia. Renata Tebaldi. “Dolce maestà”. Figlia, Donna, Icona” di Vincenzo Ramón Bisogni (Zecchini editore) illustra la grande figura della Tebaldi, primadonna di indubbio, rasserenante fascino, che è sembrata ingigantirsi in tempi recenti, quando la musicologia internazionale ha moltiplicato ammirati contributi critici e sono questi che, assieme ad aggiornati particolari biografici, prendono ora spazio innovativo, non senza doverosa oggettività, in questa attesa biografia.

 

NAZIONALISMI? “LA TUA PATRIA E’ IL MONDO INTERO”

Il futuro scivola di mano a sette miliardi di esseri umani divisi nelle loro impotenti comunità nazionali. Il grande scarto fra un mondo in tumultuosa trasformazione e una politica nazionale divenuta inconcludente avanspettacolo è sotto gli occhi di tutti. La crisi globale del nostro tempo vede un complesso di sfide economiche, ecologiche, tecnologiche e migratorie che nessuno Stato nazionale è più in grado di governare. Il risultato è una straordinaria provincializzazione delle nostre forme politiche rispetto alle prove che l’umanità si trova ad affrontare. Schiacciati fra una storia oramai mondiale e una politica rimasta tragicamente ancorata alla dimensione nazionale, ci ritroviamo tutti quanti come soggetti coloniali in un impero senza volto. Solo un nuovo internazionalismo e la costruzione di un nuovo movimento di liberazione mondiale potrà restituire alla democrazia il potere di guidare e non subire il futuro. Da dove cominciare? Non dalle tante proposte astratte di riforme istituzionali, ma da un nuovo protagonismo civico e da un nuovo modo di intendere la politica e il nostro ruolo nel mondo. È una sfida che parte da noi e che proietta proprio l’Europa e il suo destino al centro della scena. La racconta Lorenzo Marsili nel saggio “La tua patria è il mondo intero” (Laterza). Marsili, filosofo, attivista e collaboratore di numerose testate internazionali e italiane (“The Guardian”, “Al Jazeera”, “The Nation”, “il Fatto Quotidiano”), ha lavorato nel giornalismo culturale a Londra e Pechino, dove ha ideato la rivista “Naked Punch”. Ha fondato la ONG European Alternatives e con Yanis Varoufakis ha lanciato il movimento europeo DiEM25. È autore di Citizens of Nowhere (con Niccolò Milanese, Zed Books e Suhrkamp 2018).

(© 9Colonne - citare la fonte)