Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La Fiat cambia
ancora pelle

La Fiat cambia <br>ancora pelle

di Paolo Pagliaro

Come accaduto in passato con Fincantieri, Luxottica, Parmalat e altre importanti imprese, di nuovo i destini dei nostri campioni industriali si incrociano e si fondono con quelli degli omologhi francesi. Altro che gilè gialli.

L’annuncio del matrimonio tra Fiat-Chrysler e Renault – di cui lo Stato francese è azionista col 15% - cambia radicalmente gli assetti dell’industria automobilistica non solo europea. Se infatti all’alleanza si aggiungessero – come sembra possibile - i partner asiatici di Renault, cioè Nissan e Mitsubishi, nascerebbe il più grande gruppo automobilistico del mondo, dove ciascuno dei soci garantirebbe valore aggiunto. Utilitarie a parte, Fca porterebbe in dote i suoi gioielli d’alta gamma Alfa, Maserati e Jeep, assenti dall’offerta della casa francese. Sia Renault che Nissan garantirebbero invece il primato sul fronte dell’innovazione verde, e in particolare dei propulsori elettrici.

I fautori dell’operazione negano che ci siano sovrapposizioni di prodotto e dunque rischi di chiusura di stabilimenti. Solo qualche mese fa, Fca aveva annunciato l’intenzione di irrobustire la produzione in Italia, affidando al polo di Torino la costruzione della 500 elettrica, convertendo a nuove produzioni elettriche e ibride anche le fabbriche di Pomigliano, Cassino, Melfi e aumentando il lavoro nel grande stabilimento abruzzese che da solo produce il 30% dei furgoni venduti in tutt'Europa.
Fiat ha cambiato nome e non ha più il suo domicilio giuridico in Italia. Ma secondo le stime della Svimez, ancora adesso la quota di Pil italiano direttamente o indirettamente riferibile al gruppo si aggira intorno al 3 per cento. Ecco perché sull’annunciata fusione con Renault il governo dovrebbe perlomeno accendere un faro.

(© 9Colonne - citare la fonte)