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Lingua e cultura, la Dante: stabilizzare le risorse
per ampliare la rete

La Dante vuole “innervare e ad ampliare la rete dei Comitati offrendo nuovi servizi e aprendo nuove scuole”. Ma l’obiettivo è anche “allargare lo spazio dell’ital-simpatia e creare collaborazioni con il settore delle imprese per favorire l’italianità nel mondo”. A parlare è Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri. In un’audizione in Commissione Affari Esteri della Camera, Riccardi ripercorre la lunga storia della Dante, ricorda le sue radici e rinnova gli obiettivi dell’organizzazione che punta a tutelare e a diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo. “Possiamo dire che oggi la Dante si presenta con una sua solidità”, assicura Riccardi spiegando “il nuovo modello di presenza che viene dal centro: le azioni partono dalla sede centrale”. Riccardi fa l’esempio dell’Albania, dove “il 40% degli albanesi parla italiano ma l’italiano si sta perdendo. Noi non avevamo un insegnamento offerto in maniera regolare. Abbiamo aperto una scuola italiana a Tirana con un intero ciclo elementare e corsi per adulti dipendenti dalla sede centrale”. Un modello sperimentato anche a Doha che, prosegue Riccardi, “ha manifestato un grande interesse per la cultura italiana”. Sul fronte risorse, Riccardi auspica che “vengano stabilizzate. Si potrà fare molto se il contributo straordinario diventa ordinario”. A ricordare le cifre del contributo pubblico alla Dante, a inizio audizione, è la presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Marta Grande: “Nel 2018 è stato di 3,3 milioni di euro. La legge di Bilancio 2019 ha concesso un contributo ordinario di 3,2 milioni di euro. Tali cifre sono comprensive di un contributo ordinario di 700mila euro e di uno straordinario pari a 2,6 milioni relativo al Fondo per il potenziamento della promozione della lingua e della cultura italiana all’estero”. Anche se, come sottolinea Riccardi, “siamo lontani dall’impegno tedesco per il Goethe oppure da quello britannico per il British Council o ancora quello spagnolo per il Cervantes”.

Il presidente della Dante ricorda che “nel 2010 due eventi hanno messo alla prova la Dante: il taglio del contributo statale e la perdita del monopolio dell’insegnamento della lingua italiana all’estero. Situazione che ci ha indebolito”. Più recentemente, nel 2016, “mi sono sentito di porre al governo il problema della Dante”. Proprio da lì “è nato il Fondo per il potenziamento della lingua e della cultura italiana all’estero”, spiega Riccardi che sottolinea la sinergia con il ministero degli Esteri: “Abbiamo realizzato una profonda integrazione con la Farnesina. Uno dei miei obiettivi fin dall’inizio è stato sottolineare ai nostri presidenti il bisogno di collaborare con gli istituti italiani di cultura e ho chiesto agli Esteri di mandare lo stesso messaggio”. “Stiamo lavorando per una sinergia – sottolinea Riccardi -. Facciamo riunioni con i direttori degli IIC e questo fa molto bene ai comitati, li inserisce in un flusso che è estremamente interessante”. “Siamo tutti convinti che questa sinergia va rafforzata ma senza sacrificare – chiosa Riccardi - le peculiarità, non solo storiche ma anche di approccio diverso alla realtà. Il Comitato della Dante nasce dalla base, l’IIC dallo Stato: questa diversità di approcci è una ricchezza che la nostra Ambasciata deve saper gestire”. Con il ministero degli Esteri, ribadisce il presidente della Dante, “sentiamo una convergenza e una comune gestione di una risorsa”. Riccardi ricorda poi i numeri della presenza fuori i confini nazionali: “250 scuole nel mondo, 201 comitati in Europa, tra cui 3 in Belgio”. E ancora: “10 comitati nel Mediterraneo e Medioriente, 8 in Africa sub sahariana. Qui – spiega il presidente della Dante – la presenza è modesta. Abbiamo un vuoto che dobbiamo colmare e in Eritrea stiamo parlando con il governo”. Sono “29, infine, i comitati in Asia e Oceania e una ventina in nord America. In questo quadro abbiamo rafforzato i legami”. (sip – 12 giu)

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