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direttore Paolo Pagliaro

Autonomia differenziata
perché non se ne parla

Autonomia differenziata <br> perché non se ne parla

di Paolo Pagliaro

(17 giugno 2019) Nessuna delle scadenze è stata rispettata, nessun consiglio dei ministri se ne è occupato, nessuno sa dire se questo sarà davvero l’anno buono. Dall’agenda della politica sembra scomparsa l’autonomia differenziata, richiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia per gestire direttamente servizi e materie come sanità ed istruzione, trattenendo parte delle entrate fiscali.

La riforma voluta dalla Lega si è arenata e non solo per le obiezioni dei 5 Stelle. Sicuramente ha un peso lo scetticismo dell’opinione pubblica, dimostrato da un sondaggio che Demopolis ha condotto per Otto e Mezzo. L’autonomia differenziata è bocciata dal 53% degli italiani, preoccupati che si sottraggano risorse alle regioni meno ricche. E’ in larga parte favorevole solo chi vive al nord, percentuale che crolla al Centro e al Sud. Secondo l’istituto diretto da Pietro Vento è favorevole al Regionalismo differenziato il 76% di chi vota la Lega di Salvini, ma solo un quarto degli elettori del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle.  Il timore è che le sperequazioni fra le regioni, in termini di servizi e prestazioni sociali possano aumentare. Nelle tre grandi aree  sono molto diversi i livelli di soddisfazione per i servizi pubblici. Promossi dalla maggioranza assoluta di chi vive al Nord, ma bocciati da cittadini che risiedono al Centro, al Sud e nelle Isole. Ancora più netto è il divario nel giudizio sulla sanità pubblica: la promuove il 66% al Nord, il 41% nel Centro Italia e solo il 30% nel Mezzogiorno.   
Ci sono tre Italie, rappresentarle tutte e tre non fu semplice per la Dc, che si aiutò facendo esplodere il debito pubblico. E non sarà semplice per la Lega, che per riuscirci vorrebbe stampare moneta, come propongono alcuni suoi economisti.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)