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direttore Paolo Pagliaro

Quando i migranti
eravamo noi

Quando i migranti <br>eravamo noi

di Paolo Pagliaro

Secondo il rapporto presentato oggi dall’Alto commissario delle Nazioni Unite sono oltre 70 milioni le donne, gli uomini e i bambini in fuga da conflitti di ogni genere. E’ il numero più alto registrato da quando è stata creata l’Unhcr, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati. 41 milioni sono sfollati in aree interne al proprio paese; 26 milioni sono rifugiati all’estero; 3 milioni e mezzo sono richiedenti asilo. Oltre due terzi dei rifugiati provengono da cinque Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia. Nella contabilità non è compreso il Venezuela, dove l’emergenza umanitaria è troppo recente per guadagnarsi già un posto nelle statistiche.

La generosità verso chi scappa dalle guerre è inversamente proporzionale alla ricchezza di chi li accoglie. Il report Unhcr ci dice che i Paesi ad alto reddito accolgono mediamente 2,7 rifugiati per mille abitanti, quelli a reddito medio e medio basso 5,8 mentre i Paesi più poveri accolgono un terzo di tutti i rifugiati nel mondo.
Dall’Unità a oggi hanno cercato fortuna all’estero anche trenta milioni di italiani, cosa che oggi si tende a non ricordare.
Aiuta a tener viva la memoria un libro di grande impatto scritto dal giornalista di Repubblica Concetto Vecchio, che Feltrinelli pubblica con il titolo “Cacciateli!”. E’ la storia – anche autobiografica - dell’emigrazione degli italiani in Svizzera e del referendum che nel 1970 si era proposto di espellerli.
Ricostruendo con scrupolo quasi filologico il clima di xenofobia, i pregiudizi, l’intolleranza che allora avvelenavano la quotidianità di quel paese, e guardandosi intorno nell’Italia d’oggi, Vecchio scrive di essere rimasto colpito dalla regolarità della Storia, la circolarità delle cose, il fatto che tutto si riproponga con altre facce, ma con i medesimi destini.

(© 9Colonne - citare la fonte)