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direttore Paolo Pagliaro

CRISI, SALVINI CONFERMA:
IL 20 SFIDUCIAMO CONTE

Il giorno dopo l’atteso voto al Senato che ha bocciato le richieste di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sulla sfiducia al premier Giuseppe Conte, le forze politiche studiano le prossime mosse in attesa di ascoltare l’intervento in Aula del presidente del Consiglio. La data cerchiata di rosso sul calendario della crisi di governo è il 20 agosto, ore 15, quando Conte parlerà davanti ai senatori e riferirà sullo strappo definitivo tra Lega e Movimento 5 Stelle consumatosi la settimana scorsa. Giorni decisivi per capire cosa accadrà dopo il governo gialloverde: a sparigliare le carte ieri ci ha pensato il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini “accettando la sfida” dell’altro vicepremier Luigi Di Maio e votare insieme il taglio dei parlamentari (la discussione è fissata il 22 agosto alla Camera), a patto che poi si torni subito alle urne. Ma la possibilità di ritenere valida la riforma costituzionale anche in caso di scioglimento delle Camere divide i costituzionalisti e lascia perplesso il Colle. Allo stesso tempo, l’ipotesi di un ritiro della mozione di sfiducia da parte della Lega – circolata dopo il voto al Senato – viene cassata in mattinata dallo stesso Salvini: “Il 20 agosto sfiduceremo il Premier”, afferma il leader del Carroccio a RTL 102.5. E ribadisce: “Se tagli i parlamentari puoi aspettare 6-7 mesi senza governo e senza maggioranza, oppure votare subito. La legge lo permette. E poi attuare il taglio. Non vorrei che qualcuno tirasse a perdere tempo”.

Sui tempi che non permetterebbero l’annunciato taglio dei parlamentari, Salvini attacca: “Non ho capito perché il Presidente della Camera Fico, invece di mettere prima il taglio dei parlamentari, lo ha messo dopo la mozione di sfiducia”. Il leader leghista torna poi a parlare del rischio aumento Iva: “Con le elezioni a ottobre o novembre non c'è in ballo nessun aumento dell'Iva. Entrerebbe in vigore dal primo gennaio 2020, il governo avrebbe tutto il tempo per fare una manovra senza aumentare l'Iva”. Sullo sfondo di una delle crisi più ingarbugliate di sempre, ci sono i tentativi di contatto tra Pd e Movimento 5 Stelle con l’ex premier Matteo Renzi che tende la mano a Luigi Di Maio: l’obiettivo, ha spiegato, è “un governo per evitare la recessione del Paese”. Oggi il capogruppo del Pd a Montecitorio, Graziano Delrio, in un’intervista al Corriere della Sera afferma di non essere “mai stato pregiudizialmente contrario a verificare convergenze programmatiche coi M55” anche se l’accordo “sembra molto complicato e, se ci sarà, andrà fondato sul bene degli italiani”. Il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti esclude un governo di legislatura con il M5S e in casa Pd continuano ad alzarsi voci critiche. Carlo Calenda si scaglia contro “quelli che dicevano ‘mai con i 5S’ ” e che invece “hanno cambiato idea nel giro di 24h: la mancanza di coerenza della politica – scrive Calenda su Facebook - è la principale ragione del discredito della politica”. (sip – 14 ago)

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