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direttore Paolo Pagliaro

E adesso coraggio
ratifichiamo il Ceta

di Paolo Pagliaro

(9 settembre 2019) Senza clamore, qualche giorno fa è stato diffuso il bilancio dei primi mesi di applicazione del Ceta, il contestato trattato di libero scambio tra i Paesi dell’Unione Europea e il Canada. Sono dati decisamente interessanti anche perché il governo italiano aveva detto di non voler ratificare l’accordo, giudicato un effetto perverso della globalizzazione, contrario agli interessi nazionali. Parlando a un’assemblea di Coldiretti, l’allora vice presidente Di Maio si era spinto ad annunciare che se uno dei funzionari che rappresentano l’Italia all’estero avesse difeso trattati scellerati come il Ceta, sarebbe stato rimosso.
Sarebbe il caso di premiarlo, adesso, quel funzionario, visto che dopo 11 mesi dall’applicazione in forma provvisoria dell’accordo l’export italiano verso il Canada è cresciuto di quasi il 13% superando i 4 miliardi di euro. E’ aumentato del 40% l’export dei prodotti farmaceutici, del 30% quello dei metalli, del 21 quello della meccanica strumentale, hanno preso la via del Canada quantità crescenti di prodotti tessili e soprattutto alimentari. Grazie al Ceta l’Italia ha ottenuto ben 41 denominazioni protette, più della Francia, quasi il doppio della Spagna e il quadruplo della Germania. Dice il centro studi della Sace che oggi per ogni prodotto canadese che entra in Italia, ci sono tre prodotti italiani che migrano verso il Canada, con grande vantaggio per la bilancia commerciale e per le circa 13 mila aziende esportatrici, in maggioranza del nord.
L’accordo è un modello avanzato di gestione della globalizzazione, che l’Italia del post sovranismo dovrebbe finalmente ratificare, come hanno già fatto Spagna, Francia e altri 14 paesi europei.

(© 9Colonne - citare la fonte)