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PAGNONCELLI: POLITICA
NON INSEGUA IL CONSENSO

PAGNONCELLI: POLITICA <BR> NON INSEGUA IL CONSENSO

La penisola che non c’è” è un Paese distopico: gli italiani spesso hanno in mente un Paese che non rispecchia la realtà. Nel mio intervento alla Summer School di Scuola di Politiche voglio mettere in guardia rispetto a quello che è stato un tratto importante che ha caratterizzato la politica negli ultimi 25 anni, cioè, la centralità che ha assunto l'opinione pubblica”. Lo dice Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, nel suo intervento “La Penisola che non c’è”, alla Summer School, Italia Mondiale, della Scuola di Politiche di Enrico Letta. “Voglio mettere in guardia – aggiunge - perché, da un lato, riscontriamo che le percezioni dei cittadini, le modalità con cui questi ultimi vivono i diversi fenomeni, sono talora molto distanti dalla realtà. Tende a prevalere una lettura molto negativa, molto distorta del Paese ed è bene che chi si appassiona di politica o vuole impegnarsi nell'ambito politico, sappia che la politica deve prendere le distanze dall'opinione pubblica. L’opinione pubblica è spesso disinformata, ha scarse competenze, ha la presunzione di saper tutto. La politica che ha segue l'opinione pubblica rinuncia a quello che è il ruolo della politica: molto spesso si usa il sondaggio come agenda delle priorità come bussola della politica per inseguire il consenso. Un consenso che, come abbiamo visto negli ultimi anni, evapora rapidamente”.

“Forse la riflessione è proprio questa – aggiunge - vale la pena inseguire una opinione pubblica che ha molti limiti rinunciando in questo modo a quella che è l'attività della politica? C’è un tratto di pericolosità nell’opinione che viene seguita e inseguita dalla politica, molto spesso le opinioni dei cittadini sono guidate da false credenze. Un esempio: dal 2011 noi ogni giorno parliamo di spread, a maggior ragione da marzo 2018. Solo 1 italiano su 4 sa dare una definizione corretta dello spread. Gli altri 3, circa il 54% non sa di cosa stanno parlando. Perché siamo così ignoranti?

 

I MOTIVI. Perché c’è così tanta differenza tra percezioni e realtà? 1. Scolarità. Il 56% di chi va a votare ha raggiunto almeno la licenza media. Abbiamo un problema serio di scolarità e istruzione. 2. prevalenza delle emozioni “c’è una sorta di analfabetismo numerico legato alle emozioni” quando qualcuno ci chiede di dare le dimensioni di un fenomeno che ci preoccupa, inconsapevolmente, siamo portati a dare dimensioni diverse da quelle che sono. C’è l’idea che il numero sostenga il nostro modo di pensare. 3. Modo in cui le persone si informano. Oggi abbiamo più possibilità di informarci, di sapere e di conoscere. La televisione mantiene la sua centralità, ma si sono moltiplicati gli appuntamenti informativi. I social network sono uno spazio autentico di confronto, ma stanno diventano sempre di più ‘il regno delle persone che la pensano come me’. Chi la pensa diversamente viene escluso. Non sottovalutiamo mai il fatto che il nostro Paese ha un grandissimo capitale sociale. Oltre 6 milioni di italiani svolgono un’attività di volontariato, una quota importante fa donazioni. Esiste quindi un’Italia che ce la fa, nonostante la narrazione che facciamo. Se questo è un Paese che ha bisogno di riforme profonde – conclude Pagnoncelli - bisogna avere il coraggio dell’impopolarità. Bisogna usare il sondaggio per capire se gli italiani capiscono quello che stiamo per fare e non per definire le politiche”. (Red – 12 set)


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