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direttore Paolo Pagliaro

Scissione
che passione

Scissione <br> che passione

di Paolo Pagliaro

(21 settembre 2019) Che scindersi e rinascere sotto  altre sembianze sia lo sport più praticato da politici di sinistra è in realtà un pregiudizio. Infatti l’arte della scissione rigeneratrice è molto diffusa anche negli altri settori dello schieramento politico. A destra – dove un tempo c’era il Movimento Sociale Italiano - nel corso degli anni sono nate quasi sempre per scissione  una decina di sigle che hanno avuto alterne fortune, da An ad Alternativa Sociale, da Forza Nuova a Casa Pound, da Libertà d’Azione a Fratelli d’Italia, dal Fronte Nazionale alla Fiamma Tricolore, da La Destra al movimento Nazionale per la Sovranità.
Stessa cosa al centro, dove ogni legislatura ha proposto nomi e simboli nuovi, nati da strappi, abiure e ripensamenti. Con certosina pazienza il Post ha fato l’elenco dei  partiti che hanno avuto una rappresentanza in Parlamento almeno una volta dal 2000 a oggi. E dunque abbiamo rivisto il Centro Cristiano Democratico (CCD) creato da Casini e Mastella che non volevano aderire al neonato Partito Popolare, per timore che potesse entrare in una coalizione di centrosinistra. Abbiamo ritrovato   i Cristiani Democratici Uniti (CDU) di Buttiglione, l’Udr di Cossiga e l’Udeur di Mastella, Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini, Democrazia Europea di Sergio D’Antoni, Forza del Sud dell’ex dirigente di Forza Italia Gianfranco Micciché, Io Sud  di Adriana Poli Bortone,  Noi Sud di Arturo Iannaccone. e infine Grande Sud. Non voleva restare nell’Udc il giornalista deputato Francesco Pionati, e allora fondò Alleanza di Centro. Francesco Rutelli uscì dal Pd dopo l’elezione a segretario di Bersani e fondò con Tabacci  l’Api, Alleanza per l’Italia. Poi Tabacci abbandonò ApI e fondò Centro Democratico. Nei motori di ricerca la parola scissione è affiancata alla parola sinistra, in realtà sembra più una caratteristica del costume politico nazionale.

(© 9Colonne - citare la fonte)