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direttore Paolo Pagliaro

Il rider vota
per il cottimo

Il rider vota <br> per il cottimo

di Paolo Pagliaro

(25 settembre 2019) Il governo vuole difendere i ciclofattorini, ma i ciclofattorini non vogliono essere difesi dal governo. Si può riassumere così l’istruttiva vicenda dei giovani riders che ci portano a casa il pasto, diventati l’emblema del lavoro precario e sottopagato. Con l’obiettivo di dar loro qualche certezza in più è stato recentemente varato un decreto che li promuove da lavoratori autonomi, retribuiti a cottimo, ovvero per ciascuna consegna effettuata, a lavoratori parasubordinati con il diritto a una paga oraria.
Ma a molti degli interessati il decreto - ora in discussione al Senato per la conversione in legge - non piace. In poche ore ha raccolto quasi 600 firme una lettera in cui i riders sostengono  che così loro ci rimettono.  “La paga oraria  – spiega uno dei contestatori intervistato dal Diario del Lavoro -  ci impedisce di guadagnare. Il cottimo è la forma di retribuzione più democratica che esista. Se io mi do da fare di più guadagno di più, non c’è nulla di strano”.  Per un’ora di lavoro la piattaforma che gestisce le consegne paga al fattorino 7 euro e 50. Ma con il cottimo lui può arrivare a guadagnarne più di 30.
L’intervistato, 28 anni, rider di Milano, dice che si possono guadagnare anche 4mila euro lordi al mese, facendo le consegne sia con il motorino che con la bici.  Una cifra irraggiungibile con la sola paga oraria. 
Il messaggio indirizzato ai politici è esplicito: perdiamoci di vista.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)