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direttore Paolo Pagliaro

Parlamento più debole
partitocrazia più forte

Parlamento più debole <br> partitocrazia più forte

di Paolo Pagliaro

(26 settembre 2019) Pare che tra una decina di giorni possa diventare legge la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Dagli attuali 315 senatori si scenderà a 200 mentre i deputati passeranno da 630 a 400. Luigi Di Maio, principale paladino di questa riforma, spiega che grazie a essa verranno finalmente  tagliate le poltrone e colpita la casta, termini che il ministro degli esteri usa normalmente per definire le responsabilità parlamentari e la democrazia rappresentativa.  

La  riduzione dei parlamentari porterà naturalmente qualche beneficio alle casse dello Stato. 100 milioni l’anno secondo Di Maio, la metà secondo l’Osservatorio sui conti pubblici di Cottarelli: ma ciò che di sicuro sarà tagliato drasticamente è il rapporto tra i cittadini e i loro rappresentanti. 
Attualmente c’è un deputato ogni 96 mila italiani, quando la riforma sarà in vigore un deputato ne rappresenterà 151 mila e un senatore oltre 300 mila.  L’Italia diventerà così l’ultimo paese europeo  nella classifica che misura la rappresentatività del Parlamento.
Avremo dunque meno parlamentari,  eletti in collegi più ampi. Come ha notato Sabino Cassese, questo minor contatto con l’elettorato darà maggior forza a quel che resta dei partiti, o meglio ai loro leader, padroni delle liste bloccate.  Il costituzionalista si chiede se il danno arrecato alla rappresentanza politica sarà compensato dal modesto risparmio finanziario che si ottiene con la riduzione. E si chiede anche se chi propone il taglio dei parlamentari si renda conto della contraddizione tra questo risultato e l’invocazione continua della sovranità popolare. La risposta è naturalmente no. Resta dunque il dubbio che il taglio dei parlamentari sia in realtà un successo della partitocrazia.

(© 9Colonne - citare la fonte)