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Migranti, il nodo
delle rimesse

Migranti, il nodo <br> delle rimesse

di Paolo Pagliaro

(27 settembre 2019) Da New York, il presidente Conte e il ministro Di Maio hanno fatto sapere che a giorni arriveranno novità epocali sui rimpatri dei migranti. E’ una promessa molto impegnativa, in assenza dei necessari accordi bilaterali con i paesi d’origine delle persone alle quali viene negato il diritto d’asilo o il permesso di soggiorno.

All’origine di questa difficoltà ci sono ragioni molto concrete. Nel 2017 il Marocco ha ricevuto 7 miliardi di dollari in rimesse dall’estero, corrispondenti a più del 7% del Pil nazionale. Valgono invece 2 miliardi di dollari, cioè il 5% del Pil, le rimesse degli emigrati tunisini. Lo stesso fenomeno si registra nei paesi del Corno d’Africa e in molti altri luoghi. Secondo la Banca Mondiale quest’anno le rimesse che arriveranno nei paesi a basso e medio reddito da parte di chi è emigrato raggiungeranno, globalmente, la stratosferica cifra di 550 miliardi di dollari, tre volte gli aiuti allo sviluppo, e quasi come gli investimenti esteri diretti.

Le rimesse permettono a molte famiglie di sopravvivere e ai paesi poveri di ripagare l’indebitamento con l’estero, Come ricorda l’economista Gloria Bartoli su firstonline.info, le rimesse sono un aspetto decisivo del fenomeno migratorio. I paesi d’origine hanno ovviamente interesse a non perdere questa risorsa e i negoziatori dovrebbe tenerne conto, proponendo compensazioni almeno parziali
Non dovrebbe essere uno sforzo insostenibile, considerato che le rimesse arrivano a famiglie con un reddito medio che, secondo i calcoli della Banca Mondiale, è di 54 volte inferiore a quello di una famiglia occidentale.

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