di Paolo Pagliaro

(1° ottobre 2019) In Sardegna stiamo ricominciando da dove ci eravamo lasciati e cioè dai pastori nuovamente sul piede di guerra, pronti, quindi, a disperdere il latte per le strade.
Eppure sono passati solo pochi mesi da quando – ricevendo gli allevatori al Viminale – il ministro Salvini promise che avrebbe trovato «una soluzione entro 48 ore per restituire, disse, “dignità e lavoro ai sardi”- Aggiunse che non si sarebbe alzato dal tavolo delle trattative finché il prezzo del latte non fosse passato da 60 centesimi a 1 euro al litro.
Era il 14 febbraio e mancavano dieci giorni alle elezioni regionali in Sardegna, che poi Salvini in effetti vinse. Ma la promessa è stata disattesa, perché ieri il prezzo del latte non superava i 72 centesimi, con l’obiettivo dell’euro sempre più lontano. Per raggiungerlo sarebbe necessario che il prezzo del pecorino romano salisse vertiginosamente, trainando anche il prezzo del latte e obbligando i caseifici a pagare un congruo conguaglio. Ma non accadrà – per ragioni di mercato – e gli allevatori sardi torneranno a protestare.
Questa volta – senza elezioni alle porte - faranno più fatica a farsi ascoltare.