Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La regina delle nevi
nel salotto trentino

Il palco del Teatro Sociale è trasformato in un accogliente salotto con la tavola imbandita di prodotti tipici locali per l’incontro con “Deborah, la regina delle nevi”, in programma nella mattinata di domenica 13 ottobre al Festival dello Sport di Trento. Protagonista ovviamente Deborah Compagnoni, la prima azzurra ad aver vinto tre medaglie d’oro olimpiche in tre edizioni dei Giochi, pronta ad accogliere nel suo “salotto” le amiche di sempre, prima che compagne di squadra. E così man mano che l’incontro prosegue arriveranno anche Isolde Kostner, Barbara Merlin, Sabrina Panzanini e il loro storico allenatore, Gioacchino Kratter. L’aspetto sportivo passa spesso in secondo piano nei discorsi di quello che è a tutti gli effetti un gruppo di donne cresciute assieme ed unite da una comune esperienza di vita, che hanno costruito tra loro legami forti ed un affiatamento che trapela fin dalla complicità degli sguardi che si scambiano, ma non possono mancare gli accenni alla carriera di Deborah Compagnoni, a partire dagli esordi e dalla prima vittoria olimpica: “Vissuta con tantissima incoscienza, oggi a 21 anni le ragazze sono molto più mature, io ero molto giovane e non mi rendevo conto della portata della cosa, ma rimane un ricordo molto forte”. “È stata una vittoria che le ha cambiato la vita”, ricorda Gioacchino Kramer, “Poco dopo lei si è infortunata e andando a trovarla all’ospedale non mi aspettavo la quantità di mazzi di fiori che i suoi ammiratori le avevano inviato”.

 

KOSTNER. Vittoria chiama vittoria e sul palco arriva Isolde Kostner: l’altoatesina si unisce al coro di elogi nei confronti dell’amica-collega: “La qualità migliore di Deborah è la sua precisione, sia da atleta che nella vita. Per me era un mito e, devo confessarlo, mi ha tolto un gran peso: vedendo la nazionale di sci in difficoltà mi ero ripromessa di fare di tutto per vincere qualcosa di importante, ma poi nel 1992 ha vinto l’Olimpiade e mi ha anticipata”. Ma anche la Kostner in carriera qualcosa ha vinto, e così ecco il racconto del suo primo Mondiale, Sierra Nevada 1996, e il ricordo dei momenti più belli della sua vita sportiva: “La prima cosa a cui penso quando mi fanno questa domanda sono le spettacolari albe che vedevamo salendo sui ghiacciai per allenarci alle 5 del mattino”. Uno spunto per parlare dell’importanza dell’ambiente e della sua salvaguardia, ed anche la Compagnoni si unisce al coro: “Tornandoci adesso non riconosco più gli stessi ghiacciai, è una tristezza, dobbiamo impegnarci tutti e nel nostro piccolo fare di più per contrastare i cambiamenti climatici”.

 

E LE ALTRE.  Quando nel salottino arrivano anche la Merlin e la Panzanini il gruppo è completo, e parte un divertente siparietto in cui le ragazze si tempestano di domande l’un l’altra, come se fossero ad una delle loro cene, poi il simpatico scambio di battute tra la Compagnoni e la Kostner sulle rispettive posizioni sugli sci e sul modo in cui li utilizzavano, fino alla riflessione su quanto per tutte e quattro il momento del passaggio dalla carriera sportiva alla vita normale sia stato complicato. “Ho trovato la gente davvero poco organizzata rispetto a come ero abituata a vivere”, racconta Isolde Kostner, “Ed ho fatto fatica ad abituarmi a non avere tutte le giornate praticamente già organizzate negli orari e negli impegni”.

 

LO SCI DI OGGI.  Chiusura sullo sci di oggi, orfano di Hirscher e della Vonn, e per la Compagnoni “è difficile individuare qualcuno che possa raccogliere la loro eredità, ma se devo fare un nome penso a Mikaela Shiffrin, è già un grande fenomeno, è forte e integra fisicamente, quindi libera di sperimentare”. La Kostner dal canto suo guarda in casa Italia ed è più campanilista: “Da buona gardenese per il futuro punto su Nicol Delago, ma  tutta LA squadra azzurra quest’anno mi sembra veramente forte”. (Red – 13 ott)

(© 9Colonne - citare la fonte)