di Paolo Pagliaro
(11 dicembre 2019) Il marinaio Pietro Marrone e i giornalisti-scrittori Bianca Stancanelli ed Ernesto Milanesi firmano tre testi che hanno in comune il tema, i migranti, e un pregio, quello di chiamarli per nome, ciò che di solito manca nelle cronache.
Il libro di Bianca Stancanelli si intitola “La pacchia”, è pubblicato da Zolfo Editore, e racconta la storia di Soumaila Sacko, giovane uomo che dal Mali era venuto in Europa a cercare fortuna. In Calabria faceva il bracciante. Fu abbattuto a fucilate il 2 giugno dell’anno scorso mentre in una fornace abbandonata cercava lamiere per tirar su una baracca. Sarebbe stata quella la sua pacchia.
Ernesto Milanesi ha scritto invece un testo teatrale che racconta l’impresa del sudanese Abdul Rahman Harou, un uomo di 40 anni che nell’estate del 2015 riuscì ad attraversare il tunnel della Manica, quasi 50 chilometri a piedi, un passo dopo l’altro, al buio, stretto tra la parete e il binario su cui sfrecciano i treni ad alta velocità tra Calais e il Kent. Nessuno ci era mai riuscito prima. Nessuno ne era uscito vivo. Il monologo si intitola “Binario vivo”, è stato rappresentato nei giorni scorsi a Padova ed è introdotto da un saggio del filosofo Umberto Curi, che svela l’imbroglio semantico e morale che si cela dietro la definizione di “migrante economico”.
E’ in libreria infine il diario di Pietro Marrone, già pescatore di Mazara del Vallo, poi comandante di pescherecci e cargo e oggi comandante per le imbarcazioni della Ong Mediterranea. “Io non spengo nessun motore”, pubblicato da Solferino, è la storia delle operazioni di soccorso condotte dalla nave Mare Jonio e in particolare di quella che, il 18 marzo scorso, salvò la vita a 50 naufraghi. Da allora Marrone è in attesa di processo e non può più imbarcarsi, anche perché la nave è ancora sotto sequestro. Pure per lui la pacchia sembra finita.
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