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direttore Paolo Pagliaro

Sarà l’anno del salario minimo

Sarà l’anno del salario minimo

di Paolo Pagliaro

Quando il Censis indaga sulle ragioni del rancore diffuso scopre che al primo posto c’è la crescente disuguaglianza dei redditi. C’è l’aumento del lavoro povero, retribuito cioè con stipendi da fame. Questo spiega perché gli istituti demoscopici stiano riscontrando un consenso quasi plebiscitario per la proposta di introdurre anche in Italia il salario minimo, questione destinata a imporsi  nell’agenda politica del 2020.
Dall’inizio della crisi sono scomparsi in Italia quasi 700 mila posti di lavoro a tempo pieno. Uno spazio occupato dal part-time, lavoro povero per definizione. Milioni di italiani, soprattutto giovani, hanno salari di tre, quattro, sei euro lordi l’ora, un tirocinio retribuito con 400 euro al mese per un impegno di 40 ore la settimana, rimborsi spese che non bastano neppure per ripagare l’abbonamento ai mezzi pubblici, giornate che non terminano mai perché bisogna fare uno, due, tre lavori per riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena. E ci sono naturalmente gli immigrati, con i loro lavori pesanti, pericolosi, precari, poco pagati e penalizzati socialmente.
In attesa di diventare uno slogan, “Basta salari da fame!” è per ora il titolo di un libro pubblicato in questi giorni da Laterza e scritto da Marta e Simone Fana, che analizzano e denunciano le politiche che hanno portato all’impoverimento del lavoro, popolato sempre più da tirocinanti, stagisti, partite Iva, collaboratori occasionali. Il libro ha i requisiti per diventare il manifesto di una generazione.    

 

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