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direttore Paolo Pagliaro

Taglio dei parlamentari
un referendum da fare

di Paolo Pagliaro

(9 gennaio 2020) Il ripensamento di alcuni senatori potrebbe far mancare il numero di firme necessarie per indire il referendum confermativo sulla legge che riduce il numero dei parlamentari, voluta dal Movimento 5 Stelle e approvata il 5 ottobre. La partita, per chi vuole che sulla riforma si esprimano i cittadini, non è comunque chiusa: ci sarà tempo fino a lunedì per raccogliere le 64 adesioni indispensabili.

La riforma stabilisce che i parlamentari di Camera e Senato siano ridotti di un terzo, passando da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. E’ una riforma decisamente popolare e quindi tutti i partiti l’hanno votata. Ma non sono mancati singoli obiettori i quali hanno fatto notare che il taglio diminuisce la rappresentanza degli elettori, rende i gruppi parlamentari più facilmente controllabili da leader e segretari, non mette in discussione il malcostume istituzionale delle liste bloccate e più in generale rischia di allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica.

L’obiezione forse più fondata riguarda il fatto che la legge taglia-parlamentari elude il problema della democrazia interna ai partiti, che andrebbe invece affrontato per dare applicazione all’articolo 49 della Costituzione. Il 22 maggio del 1947, quando il tema fu discusso dall’assemblea costituente, Aldo Moro spiegò che se non vi era una base di democrazia interna, i partiti non avrebbe potuto essere strumenti di democrazia nella vita del Paese. Settant’anni dopo, con il passaggio dai partiti di massa ai partiti dei leader, il bisogno di trasparenza non è diminuito, ma semmai si è accentuato. Se anche di questo si discuterà nella campagna referendaria, c’è da augurarsi che nelle prossime ore i promotori riescano a raccogliere le firme mancanti.

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