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direttore Paolo Pagliaro

E poi ci sarebbe
anche la Calabria

E poi ci sarebbe <br> anche la Calabria

di Paolo Pagliaro

Non se ne parla molto, ma domenica si vota anche in Calabria. I due milioni di calabresi pagano pro capite le stesse tasse dei 4 milioni e mezzo di emiliani, ma non hanno le stesse strade, la stessa sanità, gli stessi servizi.  Non hanno neppure lo stesso peso politico, perché in Calabria – a differenza che in Emilia - non si decidono le sorti del governo. Il voto dei calabresi è stato quasi sempre prevedibile. Da quando i presidenti della giunta regionale sono eletti a suffragio universale e diretto, cioè dal 2000, gli elettori infatti hanno sempre premiato l’alternanza. Nel 2000 vinse Giuseppe Chiaravalloti per il centrodestra, nel 2005 Agazio Loiero per il centrosinistra, nel 2010 Giuseppe Scopelliti del Pdl, nel 2014 Mario Oliverio del Pd.  Nel corso del tempo c’è stata gloria per tutti. Alle politiche del 2018 il Movimento 5 Stelle raccolse uno stupefacente 43%, più o meno gli stessi voti che dieci anni prima aveva saputo raccogliere il Pdl di Berlusconi. Quest’anno corrono in quattro. Il centrosinistra sostiene l’imprenditore Pippo Callipo, la destra la forzista Jole Santelli. Con il docente Francesco Aiello i 5Stelle, come in Emilia, si presentano da soli. Candidato indipendente anche il geologo Carlo Tansi. La Calabria ha numerosi primati. Con la Sicilia ha il numero più alto di ragazzi che non studiano e non lavorano.  Ma ha anche oltre duecento start-up giovanili innovative. Una che recupera antichi mulini e granai dimenticati ha rappresentato l’Italia al G7 agricoltura. La sanità calabrese – unico caso in Italia – è stata commissariata dallo Stato ed è in fondo a tutte le classifiche. Ma può vantare con Renato Dulbecco un Nobel per la medicina. Domenica si vota e chissà quale delle tante Calabrie si affermerà.  

 

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