di Paolo Pagliaro

(27 gennaio 2020)  Due  grandi università private, Bocconi e Luiss, con le rispettive case editrici provano a dare a dare un po’ di concretezza  a quella sorta di “vorrei ma non posso” a cui si è ridotto il riformismo italiano, che si occupa molto del nemico sovranista e poco di se stesso.

Egea, il marchio della Bocconi, pubblica un testo intitolato “Fabbrica Futuro” in cui il sindacalista Marco Bentivogli e il giornalista  Diodato Pirone raccontano come sta cambiando il lavoro lungo le linee di montaggio di Fiat-Fca. Raccontano, in particolare, il crollo del muro che separava il lavoro manuale da quello intellettuale, e dimostrano come in un’economia aperta e ben gestita, il lavoro nell’industria non solo non si riduce quantitativamente e non precipita verso l’alienazione ma può evolvere verso forme inedite di partecipazione. E’ un modo nuovo di guardare alle fabbriche e agli operai.

La Luiss pubblica invece “Anno zero, idee riformiste per il futuro dell’Italia”.  Dieci esperti spiegano a  Domenico Del Prete come affrontare altrettante questioni giudicate decisive per risollevare un Paese guidato da istituzioni capaci solo di decidere di non decidere. Con un’economia ferma

a dieci anni fa, con tassi di occupazione sempre più precari e con un solo indice che continua a salire: la povertà  Il libro si occupa di Europa, sviluppo sostenibile, globalismo, formazione, disuguaglianze, immigrazione, parità di genere, linguaggio.

Uno dei dieci è il filosofo Biagio De Giovanni,  che ci regala un po’ di ottimismo ricordando  che gli uomini hanno capacità nascoste che in certi momenti vengono fuori. Per esempio, una mattina ti svegli e trovi le sardine.