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CORONAVIRUS, SI LAVORA
PER RIMPATRIO ITALIANI

Gli italiani che si trovano a Wuhan - focolaio dell'epidemia del coronavirus – sono “all’incirca una settantina”, tutti “in buone condizioni di salute” e in “contatto continuo con la Farnesina e con l’Ambasciata”. Stefano Verrecchia, capo dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri, ribadisce il lavoro continuo e costante della rete diplomatica per offrire ai connazionali la possibilità di tornare in Italia. Per il loro rimpatrio “volontario”, Verrecchia ha ricordato che “inizialmente è stato ipotizzato un trasferimento via terra, che però implica quarantene complesse, sia in uscita che in entrata, in un’eventuale altra città cinese”. Ecco perché, ha spiegato il capo dell’unità di crisi, ora “stiamo valutando anche con altri soggetti che collaborano con noi - come lo Spallanzani, il ministero della Sanità e il centro Interforze - un trasferimento aereo” che è comunque “complesso pensare sia all’uscita, poiché dipende dalle autorizzazioni delle autorità cinesi e dall'utilizzo di un aeroporto, sia all'arrivo, perché dovremmo intraprendere una serie di misure”.

Tra gli italiani a Wuhan ci sono “studenti, imprenditori e famiglie”, ha proseguito Verrecchia sottolineando la “grande pressione che c’è su di loro. Ci chiedono, e si aspettano, azioni che stiamo mettendo in atto”. Nel frattempo, continuano i lavori a Wuhan dove il nuovo ospedale dovrebbe essere pronto per l’8 febbraio mentre l’Organizzazione mondiale della Sanità ha elevato il livello di allerta da moderato ad alto. Le autorità sottolineano l’importanza di seguire alcune raccomandazioni e consigli pratici per evitare il contagio. Secondo quanto si apprende, agli stuart di Air China - tra i quali ci sono anche italiani - è stato consentito l’utilizzo di guanti e mascherine in volo. Secondo gli ultimi aggiornamenti forniti dalle autorità cinesi, il coronavirus ha causato finora 106 morti, di cui 100 nella provincia di Hubei. (red – 28 gen)

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