di Paolo Pagliaro

(14 febbraio 2020) I governi italiani hanno normalmente vita breve e per questa ragione c’è scetticismo sull’affidabilità dei progetti a lunga scadenza, come il piano decennale per il Sud presentato oggi a Gioia Tauro da Giuseppe Conte e dai due giovani ministri Giuseppe Provenzano e Lucia Azzolina. Questa volta c’è però la novità che, secondo il cronoprogramma annunciato dal governo, alcune delle promesse dovranno essere mantenute subito. Partiranno entro l’anno, ad esempio, i lavori per l’alta velocità da Salerno a Reggio Calabria o per la statale jonica. Il valore delle opere appaltabili entro il 2021 supera i 33 miliardi. Ci sono tra gli altri il collegamento viario Ragusa-Catania; la statale 121 catanese e quella del Vesuvio; le statali dell’Appennino abruzzese e del Sannio; l’alta velocità Napoli-Bari e la linea Messina-Catania.
Il Mezzogiorno nell’ultimo ventennio ha subìto un sistematico processo di disinvestimento, con poche interruzioni. Per questo ora il governo ha rafforzato la cosiddetta «clausola del 34%», che sarebbe la percentuale minima di investimenti pubblici da realizzare nel Mezzogiorno.
Per presentare il piano Sud questa mattina il premier ha chiesto ospitalità alla scuola Francesco Severi di Gioia Tauro che l’anno scorso aveva vinto un concorso nazionale sul tema delle nuove schiavitù. Ed è proprio l’istruzione uno dei capitoli-chiave del Piano Sud 2030, che tra fondi europei, cofinanziamento nazionale e territoriale, e risorse aggiuntive prevede investimenti per 123 miliardi, ma che tra i primi punti prevede una riforma semplice semplice e da molti anni attesa, e cioè scuole aperte tutto il giorno.