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Germania: dai Gastarbeiter
ai nuovi migranti

(18 febbraio 2020) La nuova legge sull’immigrazione di manodopera qualificata in Germania: è il focus di un approfondimento pubblicato sulla rivista il Mulino, a firma di Edith Pichler, professoressa nel dipartimento di scienze economiche e sociali dell'Università di Potsdam. Negli ultimi anni, infatti, la Germania si è dovuta confrontare con “un mercato del lavoro saturo, caratterizzato da un basso tasso di disoccupazione e da un bisogno di manodopera sia nei segmenti bassi del settore dei servizi sia in quelli caratterizzati dalla presenza di tecnici e laureati. In questo contesto – spiega Pichler - ha avviato politiche e diversi programmi specifici per reclutare all’estero il personale richiesto. Nel 2018, il Rapporto annuale del Consiglio di esperti delle fondazioni tedesche per l’integrazione e la migrazione, ha invitato il governo a formulare una legge che, tenendo conto del bisogno del mercato del lavoro, renda possibile o faciliti l’immigrazione da Paesi non europei non di soli laureati ma anche di persone con una qualifica professionale. Tanto più urgente, considerando che a causa dell’andamento demografico nei prossimi anni l’immigrazione dagli altri Paesi europei è prevista in calo, mentre la carenza di lavoratori qualificati si sta dimostrando sempre più un problema e un rischio per il futuro delle imprese”. Il governo ha così messo a punto una “Fachkräfteeinwanderungsgesetz (Legge sull’immigrazione di tecnici e professionisti), che è stata approvata dal Parlamento il 7 giugno scorso, per entrare in vigore il prossimo 1° marzo – sottolinea ancora la docente -. La legge, adottando un concetto unico di lavoratori/professionisti qualificati che comprende laureati e persone con una formazione professionale, introduce alcune facilitazioni per immigrati non provenienti dall’Unione europea, permettendo a chi abbia un contratto di lavoro e una qualifica riconosciuta e paragonabile alle qualifiche tedesche di lavorare in Germania. Inoltre non è più applicabile la limitazione a quelle professioni che risultano particolarmente colpite dalla carenza di lavoratori qualificati”.

“Provvisoriamente è concesso anche a chi possiede una qualifica professionale, e non solo ai laureati, di venire in Germania senza un contratto di lavoro, con la possibilità di rimanere fino a sei mesi per cercarsi un impiego – prosegue Pichler -. Questa regola è limitata a cinque anni, i requisiti richiesti riguardano le competenze linguistiche (occorre almeno un B1) e il poter garantire i propri mezzi di sussistenza. Il professionista straniero può inoltre essere reclutato senza che venga preventivamente verificato se il posto di lavoro vacante può essere coperto da un candidato tedesco o proveniente da un Paese dell’Unione. In vista della prossima entrata in vigore della legge, la cancelliera Angela Merkel a metà dicembre ha convocato un vertice sul tema (Fachkräftegipfel) con i rappresentanti del governo, delle regioni, dell’industria e del sindacato per discutere gli strumenti e le misure da affiancare alla legge per garantire un buon risultato. In questo contesto, il ministro federale dell’Economia Peter Altmaier (Cdu) ha dichiarato che la necessità di lavoratori qualificati è una delle maggiori sfide per la Germania perché solo con specialisti sufficientemente qualificati le industrie tedesche saranno in grado di mantenere la loro forza innovativa e continuare a svolgere un ruolo di primo piano nel mercato globale. Pur sottolineando l’importanza dell’aspetto economico, la ministra per l’Integrazione Annette Widmann-Mauz ha messo allo stesso tempo in guardia dal ripetere errori del passato, come quelli di non avere integrato sistematicamente i cosiddetti Gastarbeiter degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Le aziende, le associazioni e i comuni dovrebbero promuovere l’integrazione dei professionisti stranieri in tutte le sfere vitali, perché non si tratta solo di forza lavoro: ciò che mancava al minatore turco della prima generazione di lavoratori stranieri deve essere dato all’infermiera filippina di oggi”.

Si è arrivati quindi a una lettera di intenti: “il governo federale ha annunciato che accelererà il rilascio dei visti rendendo più semplice il riconoscimento delle qualifiche straniere, mentre i rappresentanti delle associazioni industriali hanno concordato di sostenere i nuovi immigrati nell’acquisizione della lingua, nella ricerca di alloggi e nel trattare con le autorità tedesche – afferma Pichler -. Nonostante queste buone intenzioni, il sindacato tedesco attraverso la sua dirigente Annelie Buntenbach ha criticato alcuni aspetti della legge, per esempio il fatto che se un lavoratore si licenzia a causa delle condizioni di lavoro, o viene licenziato, la sua permanenza in Germania dipende esclusivamente dalle decisioni e dalla benevolenza dell'ufficio immigrazione. Una prassi che ricorda proprio gli anni dei Gastarbeiter, quando vigeva il principio di rotazione (Rotationsprinzip) e il permesso di soggiorno dipendeva dal contratto di lavoro con una determinata impresa. Annelie Buntenbach teme che questo possa aprire le porte a pratiche illegali e discriminatorie come il dumping salariale e sociale, perché il lavoratore sarà restio ad abbandonare il posto di lavoro e a mettere così a rischio il suo permesso di soggiorno. Meno critico sulla nuova immigrazione del lavoro è Herbert Brücker, direttore dell’Institut für Arbeitsmarkt-und Berufsforschung, secondo il quale dagli impulsi positivi all’economia dati dai nuovi immigrati approfitta anche la manodopera locale, perché l'impiego degli immigrati permette loro di salire i gradini all'interno del mercato del lavoro e avere perciò salari e stipendi più alti. Un’osservazione che rimanda comunque a vicende avvenute all’epoca dei Gastarbeiter”.

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