Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Un tablet non può
sostituire la scuola

di Paolo Pagliaro

(18 maggio 2020) Le ferite sono due: la prima è la chiusura delle scuole fino all’autunno, la seconda è l’indifferenza con cui è stata accolta questa dolorosa decisione. Quasi tutti i paesi europei hanno già riaperto (o stanno riaprendo) le scuole, anche se si trovano in condizioni sanitarie analoghe alla nostra. Francia e Germania, Belgio, Danimarca e Olanda, Norvegia e Repubblica ceca, Austria e Svizzera, e in parte perfino il Regno Unito, sono ripartiti, sia pure con prudenza e gradualità. Anche la Spagna sta valutando di svolgere almeno qualche settimana di scuola prima della pausa estiva. Nulla del genere è previsto in Italia e questo ha indotto alcuni tra i nostri più prestigiosi intellettuali, a lanciare un appello per la ripresa dell’insegnamento scolastico nelle sue modalità tradizionali. I nomi sono noti agli studenti, che studiano sui loro testi: Asor Rosa, Bettini, Cacciari, Canfora, Curi, Di Cesare, Esposito, Fusini, Giovine, Guarino, Marramao, Resta, Rovatti, Sini, Vassallo, Vercellone. I firmatari contestano che le modalità di insegnamento in presenza o da remoto siano intercambiabili: chi lo pensa – scrivono – non ha colto il fondamento culturale e civile della scuola, di una tradizione che dura da più di due millenni e mezzo e che non può essere allegramente rimpiazzata dai monitor dei computer, dallo smanettamento di una tastiera, dalla sudditanza ai motori di ricerca La scuola . si legge nell’appello, vuol dire anzitutto socialità, fra allievi e con i docenti, formazione nel rapporto con gli altri, crescita intellettuale e morale, maturazione di una coscienza civile e politica. Cose forse più importanti e incisive di una messa in piega o di un cappuccino, con tutto il rispetto per ciò di cui discutiamo con passione ogni giorno.

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