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direttore Paolo Pagliaro

E se cominciassimo
col pagare i netturbini?

E se cominciassimo <br> col pagare i netturbini?

di Paolo Pagliaro

Dodici dei 55 miliardi stanziati dal decreto rilancio serviranno a pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni locali. Sarà un rimborso parziale, dato che i debiti ammontano a circa 40 miliardi.   Ma forse il Fondo liquidità creato dal governo consentirà di pagare finalmente lo  stipendio a molti lavoratori che lo aspettano da mesi.
E’ il caso di migliaia di netturbini che, soprattutto nel Sud, hanno la sfortuna di lavorare per comuni in dissesto o per imprese claudicanti. Sono persone che non hanno un grande potere contrattuale e che per farsi sentire possono solo scioperare. In questi mesi – durante l’epidemia - è accaduto a Cosenza e nella Locride, in Sicilia e ad Ardea, alle porte di Roma. AVR, azienda che svolge il servizio di Igiene Ambientale in diversi comuni italiani, 2500 dipendenti, ha denunciato ben 17 canoni mensili non pagati dal Comune di Reggio Calabria per un ammontare complessivo fi  20 milioni di Euro. A Morlupo, Roma,  la stessa azienda ha dovuto sospendere il servizio dopo dieci mesi di mancati pagamenti da parte del Comune. Non va meglio nell’Italia dei borghi,  dove non si sciopera perché nessuno ti ascolta A Cerchiara di Calabria, per dire, la CGIL segnala otto mensilità non pagate.  E’ un’emergenza di cui si deve spesso occupare la Commissione di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali, che è chiamata ad intervenire dai protagonisti-vittime di questa vicenda, e cerca di sbrogliare la matassa evitando il conflitto Nel settore dell’igiene ambientale l’anno scorso ci sono stati 187 scioperi, quasi tutti nel centro sud. Sarebbero stati il doppio senza la mediazione della Commissione, che cerca di garantire due diritti: quello dei cittadini ad avere un ambiente pulito e quello dei lavoratori ad avere uno stipendio.   Ma è una battaglia improba, se nessuno, a cominciare dallo Stato,  paga i suoi debiti.

(© 9Colonne - citare la fonte)