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direttore Paolo Pagliaro

COVID E ACCESSO ALLE
CURE: SFIDA BIOETICA

Quello dell’accesso alle cure è sempre stato un tema molto delicato ma la pandemia da Coronavirus che ha colpito anche il nostro Paese ha amplificato il problema. Le immagini dei camion dell’esercito che trasportano le bare dei nostri morti rimarranno nella memoria collettiva insieme allo stress test che hanno subito le terapie intensive e i tanti anziani che non ce l’hanno fatta. “Il rischio era che si insinuasse il dubbio che siccome l’anziano era già malato si potevano curare prioritariamente gli altri”, afferma a 9colonne Mariapia Garavaglia, vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica, già ministro della Sanità nel governo Ciampi (1993-1994) e presidente della Croce Rossa Italia (1998-2002). A metà aprile fu proprio il Comitato a intervenire sulla questione con un parere: “Non può essere mai l’età il criterio discriminante, ma solo quello clinico - ribadisce Garavaglia -. Non l’età, non il censo né l’etnia, non ci può essere nessun elemento che non sia il giudizio clinico”. Con il parere del Comitato medici e operatori sanitari “hanno ritenuto che in questo modo avessimo dissipato i dubbi andando incontro alla garanzia che le persone valgono tutte ugualmente. Il parere ha dato la sicurezza che non si lasciano morire le persone ma si fa tutto quello che si può clinicamente”. 

“L’emergenza è stata una cartina di tornasole per il nostro sistema sanitario - continua Garavaglia - Un sistema universale che ha come pilastro, in termini sanitari, il fatto che l’accesso alle cure deve essere eguale per tutti” ma che “si scontra sul fatto che l’Italia, da Udine a Lampedusa, non ha le stesse strutture e servizi: questi elementi son apparsi evidenti nelle loro lacunosità”. La pandemia è stata più violenta nelle Regioni del nord e ha colpito marginalmente quelle del sud, dove “strutture e servizi sarebbero stati più stressati. Meno male che abbiamo il nostro sistema, questo stress test ci ha dato indicazioni per come essere preparati. Quello che abbiamo imparato - sottolinea la vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica - dobbiamo ora metterlo a regime e non dimenticarlo, l’Europa ci dà i soldi e quei soldi destinati alla sanità devono essere destinati alla sanità attrezzando soprattutto il territorio a una medicina generalista, di famiglia e potenziando la telemedicina. Abbiamo imparato molto e non va dimenticato nulla”.

Il Comitato in questi mesi ha continuato a lavorare e nei prossimi giorni - spiega Garavaglia - sarà licenziato un parere sull’intelligenza artificiale: “L’epidemia ha dimostrato come la raccolta dati, quando è corretta, tempestiva e omogenea, dà indicazioni velocissime di comportamenti o di correzioni di comportamenti. Ma ha dimostrato anche l’incapacità di raccogliere in maniera omogenea i dati, il documento che approveremo nella prossima seduta riguarda il come lavorare con i big data a favore di una sanità più efficiente. Nel documento entreranno anche gli aspetti legati alla privacy, al rispetto della persona e all’utilizzo delle app a scopo della tutela della salute”. Terminata l’emergenza sarà necessario “rendere vero” l’universalismo del sistema sanitario che già c’è: “Occorre predisporre una programmazione dei servizi che è possibile fare con dati veri. I bisogni della salute si sanno, serve un’accurata attenzione all’epidemiologia per una programmazione che renda vero l’universalismo. Lo Stato deve garantire l’uguaglianza e i Lea devono essere controllati dallo Stato, uno strumento per verificare l’equità di accesso”. (PO / sip - 28 mag)

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