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direttore Paolo Pagliaro

USA: SCINTILLE PER FLOYD
E ACCUSE ALLA CINA

Oltre all’incendio metaforico della pandemia da Covid-19, nelle ultime ore gli Usa si trovano ad affrontare anche quelli realissimi che sono divampati a Minneapolis, in Minnesota, in seguito alle proteste esplose con estrema violenza per l’assassinio di George Floyd da parte della polizia. Per far fronte alla situazione, che tutto si può definire tranne ideale nell’ottica di un “contenimento sanitario”, il sindaco della città, il democratico Jacob Frey (che comunque si è schierato apertamente dalla parte dei familiari della vittima, auspicando che gli agenti responsabili dell’uccisione siano arretati al più presto), ha chiesto e ottenuto dal governatore lo schieramento della Guardia nazionale. Nel frattempo però nei cinquanta Stati il Covid-19 continua ad uccidere e solo nelle ultime 24 ore, secondo l’ultimo bollettino reso noto quando in Italia era ancora notte, le vittime sono state 1.297, un bilancio che porta il totale dei decessi negli Usa dalla comparsa del virus a 101.617 mentre i contagi diagnosticati hanno ormai ampiamente superato il milione e settecentomila. Negli States, il Covid ha colpito a macchia di leopardo, e l’infezione circola molto pesantemente in alcune aree mentre altre risultano praticamente incontaminate. A preoccupare nelle ultime ore è la situazione della California dove si è registrato il più alto numero giornaliero di nuovi casi, ben 2.617 in 24 ore. Il precedente picco era stato quello del 5 maggio con 2.603 casi. In totale nello Stato le persone risultate positive al morbo sono oltre 101.000, 3.973 le vittime.

La California da sola rappresenta la quinta economia mondiale e l’impatto della pandemia sta avendo effetti catastrofici anche in questo senso, come del resto sta avvenendo in ogni altro angolo dell’Unione dove nell’ultima settimana sono stati richiesti 2,123 milioni i nuovi sussidi settimanali di disoccupazione, facendo lievitare il numero dei disoccupati americani all’incredibile quota di 40,7 milioni. Una situazione che ormai l’amministrazione americana percepisce come la vera priorità, spingendo per una ripresa il più solerte possibile, anche a costo di una possibile recrudescenza dei contagi. È sempre in questo contesto che va inquadrato lo stato di tensione tra Washington e Pechino provocato dalle accuse di Trump e del suo entourage sulle presunte responsabilità cinesi nella propagazione del virus. Accuse che nelle ultime ore il colosso asiatico avrebbe deciso di depotenziare dichiarandosi favorevole a un’inchiesta internazionale sull’origine e le dinamiche di diffusione del morbo. “Raggiungere una comprensione chiara e scientifica della fonte del virus potrebbe contribuire alla salute pubblica globale”, ha dichiarato il premier Li Keqiang nel corso di una conferenza stampa nella quale è stato più volte ribadito il comportamento “trasparente e tempestivo” delle autorità sanitarie cinesi nell’affrontare l’emergenza, che ormai nei territori dell’ex celeste impero sembra superata come dimostra il fatto che nelle ultime 24 ore non sia stato segnalato alcun nuovo caso e in quelle precedenti appena due. In un altro passaggio il premier cinese ha sottolineato che “il virus non ha frontiere e molto è ancora ignoto”, aggiungendo che “la comunità internazionale ha bisogno di lavorare insieme per tenere il virus sotto controllo e creare un vaccino”.

Adesso l’attesa è per la conferenza stampa che Trump terrà nelle prossime ore a Washington per illustrare ai giornalisti “ciò che stiamo facendo rispetto alla Cina” sia in ottica coronavirus che relativamente alla situazione di Hong Kong. “Non siamo contenti della Cina”, ha ripetuto il Tycoon che però non ha fornito altri dettagli delle sue intenzioni. Da parte sua, però, il governatore dello Stato di New York, ovvero dell’area maggiormente devastata dalla pandemia in Usa (e nel mondo) ha dichiarato senza mezzi termini che la grande mela “è stata attaccata dall'Europa, quando tutti guardavano alla Cina. Il coronavirus – ha detto Cuomo - è arrivato a New York dall'Europa, non dall'Asia”. Le parole di Cuomo sono state pronunciate nel punto stampa giornaliero sullo stato dell’epidemia in cui ha reso noto che i decessi nello Stato sono stati 74 nelle ultime 24 ore. In totale le vittime di New York sono oltre 29mila e i casi di contagio 375mila.

(29 MAG / DEG)

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