Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La Vandea arancione
che non crede al virus

di Paolo Pagliaro

(1 giugno 2020) La pandemia non esiste, il coronavirus è un problema solo per gli ultraottantenni malati, il distanziamento è un obbligo nazista, le mascherine soffocano la libertà. Brandendo questi argomenti e sventolando il tricolore hanno manifestato a Milano, Bari e in altre città e manifesteranno domani a Roma i gilet arancioni guidati dal generale in congedo Antonio Pappalardo. Un migliaio di persone in piazza Duomo a Milano, molti meno altrove, in ogni caso un numero sufficiente perché Famiglia Cristiana potesse parlarne come della “più imponente riunione di idioti degli ultimi decenni“.
Secondo Luigi Manconi, invece, i gilet arancioni sono semplicemente il partito di chi parcheggia in terza fila, con una incoercibile insofferenza per le regole. Che si tratti di indossare la mascherina o di allacciare la cintura.
Senza entrare nel merito delle opinioni espresse dai manifestanti, e senza avvertire l’urgenza di incontri ravvicinati per approfondirle, possiamo però dire che ovviamente esse feriscono in primo luogo medici e infermieri che in questi cento giorni hanno fatto l’impossibile per curare i contagiati e aiutarli a sopravvivere. A loro il generale manda a dire che hanno dato l’anima e in molti casi la vita per combattere un nemico che non c’era, una malattia che non esiste. 
E così si pensa con sgomento a quanto è accaduto in questi mesi, quando per l’assenza di macchinari, personale e posti letto, molti medici si sono trovati nell’impossibilità di soccorrere tutti e hanno dovuto decidere quali fossero i malati “meritevoli” di essere ricoverati in terapia intensiva. 
Ecco, un’ anagrafe dei gilet arancioni avrebbe reso questa scelta meno drammatica.

(© 9Colonne - citare la fonte)