di Paolo Pagliaro
(8 giugno 2020) L’anno scorso l’Italia ha prodotto ed esportato merci per 475 miliardi di euro. Volumi irraggiungibili quest’anno, l’anno del lockdown, quindi delle frontiere chiuse e dei consumi azzerati. Ma è da qui, quindi dal Made in Italy che occorre ripartire per riaccendere i motori dell’economia. Oggi alla Farnesina è stato presentato un “patto per l’export” che il governo finanzia con 1 miliardo e 400 milioni. Risorse destinate a rafforzare gli strumenti a disposizione delle imprese, accompagnandole all’estero con una efficace azione promozionale. Per mettere a fuoco cosa il Made in Italy si attende dal governo, dal 14 al 21 aprile, dunque in piena emergenza covid, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano e l'ambasciatore Lorenzo Angeloni hanno presieduto 12 videonferenze con 147 associazioni di categoria. Sono stati sentiti i rappresentanti di tutti i settori produttivi, dall'agroalimentare alla meccanica, dalla farmaceutica alle infrastrutture, passando per il comparto dell'innovazione e dei servizi per giungere sino alla cultura ed al turismo. La Farnesina ha raccolto suggerimenti e richieste. Oggi, presente mezzo governo, il ministro degli Esteri ha descritto i sei pilastri su cui si basa il patto per l’export: il primo è la comunicazione, perché la ripartenza non potrà prescindere da un grande rilancio del marchio nazionale. Gli altri interventi riguarderanno la formazione e l’informazione, l’e-commerce e dunque le piattaforme digitali, il sistema fieristico, la promozione integrata e la finanza agevolata.
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