di Paolo Pagliaro
(9 giugno 2020) Se il disastro colpisce il Sud, si cercano le responsabilità dei meridionali; se colpisce il Nord, si loda la capacità di combatterlo. E’ l’approccio sbilanciato che ha spinto lo scrittore Pino Aprile – meridionalista oltranzista - a raccontare in un pamphlet con quanta determinazione il Mezzogiorno abbia saputo opporsi alla pandemia di coronavirus limitandone i danni. E questo non solo grazie alla buona sorte. Perché mentre i giornalisti italiani erano occupati a cercare gli assembramenti nel rione Sanità, la tv francese e lo spagnolo El Pais scoprivano a Napoli l’organizzazione e i protocolli del Cotugno, l’unico ospedale-Covid senza contagi fra ricoverati e personale. E lo paragonavano a un astronave. Ma in Italia nessuno lo copiava, e non c’era ministero che lo proponesse agli altri ospedali i quali (salvo pochi buoni esempi, come l’ospedale di Padova) continuavano orgogliosamente a restare indenni dal protocollo terrone, ma non dal virus.
Nel libro “Il male del Nord”, primo titolo della nuova casa editrice “pienogiorno” fondata da Carlo Musso e Francesco Aliberti, Pino Aprile racconta anche la storia di Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di melanoma dell’Istituto Pascale, tra i primi nelle classifiche mondiali, impegnato nella sperimentazione di un farmaco in grado di ridurre i danni del virus, ma che l’Italia nei giorni del covid ha saputo premiare solo col Gabibbo. Il libro ricorda poi i presidenti delle regioni del Sud, i quali invece di litigare con il governo su chi doveva chiudere i paesi infetti, li hanno chiusi e basta. E invece di annunciare nuovi mega ospedali, in poco tempo e con pochi soldi hanno aumentato di centinaia i posti letto in terapia intensiva.
Pino Aprile si chiede cosa sarebbe accaduto e cosa avremmo scritto se l’epidemia fosse scoppiata al Sud e da lì fosse stata portata al Nord. Ma è una domanda retorica a cui carità di patria consiglia di non rispondere.