Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Tutti abbiamo rivisto
(si spera) le priorità

di Paolo Pagliaro

(8 settembre 2020) Una pandemia – come una guerra, come qualsiasi grave crisi – è rivelatrice. Ci fa capire meglio le persone, le comunità, le organizzazioni e le nazioni. Negli Stati Uniti molti cittadini sono scesi in strada – alcuni, armati – a chiedere una riapertura rapida. In Francia ci sono state grandi proteste di piazza. In Gran Bretagna dozzine di torri telefoniche sono state incendiate, nella grottesca convinzione che la tecnologia 5G contribuisse a diffondere il virus. A Berlino ci sono stati agguerriti cortei.
Nulla di tutto questo In Italia. Nessun incendio, nessuna rivolta, nessuna violenza. Solo qualche piccolo raduno folkloristico, a emergenza rientrata. Gli italiani hanno deciso che il lockdown aveva senso e, per oltre due mesi, sono rimasti chiusi in casa. E pazienza se non è stata una decisione collettiva., ma la somma di sessanta milioni di decisioni individuali come osserva Beppe Severgnini nel suo nuovo libro “Neoitaliani”, stampato da Rizzoli.
Quindici anni dopo” La testa degli italiani” – il libro che, tradotto in quattordici lingue, ha spiegato agli stranieri molti aspetti del nostro carattere – Severgnini racconta come nel frattempo siamo cambiati, complice anche l’emergenza coronavirus. Lo fa pubblicando una sorta di manifesto dell’identità nazionale in cinquanta punti. E’ una galleria di risorse che spesso non sapevamo di possedere, come l’improvvisa disciplina di cui siamo stati capaci. Un elenco di urgenze che ora ci sono finalmente chiare, come quella di pagare meglio chi fa lavori essenziali e di ridurre, per questo, l’evasione fiscale.
Ora stabilire una gerarchia dovrebbe risultare più semplice, perché tutti abbiamo riordinato le nostre priorità e la nostra scala di valori: tra un influencer e un infermiere, scrive Severgnini, sappiamo chi scegliere.

(© 9Colonne - citare la fonte)