di Paolo Pagliaro

(1 ottobre 2020) Mai come oggi, con il coronavirus, l’umanità intera ha condiviso negli stessi istanti la medesima tragedia. E mai come oggi è stato evidente che contro il Covid 19 possono essere decisivi i miliardi di dati e informazioni pulviscolari che seminiamo nel web. Se raccolti, interpretati e calcolati questi dati consentiranno di anticipare le mosse del virus, o per lo meno di tenere il suo passo. Si intitola “Il contagio dell’algoritmo” , Donzelli editore, il libro in cui Michele Mezza – studioso dei media e delle culture digitali - . segnala quanto sia diventato urgente riconsegnare il potere al pubblico, e dunque affidare la gestione dei nostri dati alle istituzioni, accrescendo parallelamente le nostre competenze digitali. I dati di Google e Facebook sono indispensabili per farci capire cosa sta incubando. E dunque le istituzioni devono pretendere di averne l’accesso.
E’ di questo parere anche Andrea Crisanti il microbiologo che, attivando un sistema regionale ancora vitale e sensibile al territorio come quello veneto, è riuscito a tamponare con successo la prima ondata nell’area padovana. In un saggio che arricchisce il libro di Mezza, il professor Crisanti scrive che l’epidemia di Covid-19 si combatte e si vince su due campi di battaglia: il territorio e le università. Il territorio è dove si contrasta la diffusione del virus con azioni capillari di tracciamento, di controllo e di isolamento delle persone infette; le università sono il solo luogo da dove possono emergere soluzioni innovative e vincenti.
Il libro di Mezza si conclude con la toccante testimonianza della moglie di Giulio Giorello che racconta l’ultima lezione del filosofo della scienza durante la sua battaglia, purtroppo persa, con il covid.