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direttore Paolo Pagliaro

Casaleggio scopre
che il M5S è un partito

di Paolo Pagliaro

(5 ottobre 2020) Una delle promesse che il Movimento 5 Stelle fece a se stesso e ai suoi elettori quando debuttò alle elezioni era che non sarebbe mai diventato un partito. Davide Casaleggio lo ha ricordato ieri ai suoi numerosi avversari interni. Molti – ha scritto in un contestato intervento sul Blog delle Stelle - confondono la parola “partito” con una struttura organizzativa, mentre in realtà il partito è un’impostazione di potere. Il partito – ha aggiunto Casaleggio - ha un gruppo di poche persone che decide tutto per tutti. Le liste elettorali, le nomine, i programmi, i supporti elettorali nelle diverse città. 
Nel movimento invece il potere si esercita dal basso e si trovano tutti i modi per garantire la trasparenza e la condivisione delle scelte tra gli iscritti. 
E’ difficile negare che tra il Movimento 5 Stelle e l’identikit di un partito così come lo ha disegnato Casaleggio ci sia una forte somiglianza. D’altra parte non può che essere compromessa con la gestione del potere un’associazione che dispone del 32% dei voti e dunque di 227 deputati, 112 senatori, una ventina tra ministri e sottosegretari, una novantina di consiglieri regionali, qualche migliaio di consiglieri municipali, decine tra presidenti e consiglieri d’amministrazione negli enti di stato o partecipati dallo stato. L’idea che questa diffusa occupazione del potere possa fare a meno di una catena di comando si è dimostrata irrealistica. 
Ha ragione Casaleggio, il M5S è diventato un partito come gli altri. E come gli altri dovrebbe attenersi all’articolo 49 della Costituzione e dotarsi di regole che garantiscano la democrazia interna.

(© 9Colonne - citare la fonte)