Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Influencer al servizio del Made in Italy: ripartenza a colpi di like

“Una volta finita l'emergenza, ma anche in questa fase di transizione aiutiamo il Made in Italy a ripartire, dando precedenza ai brand e agli imprenditori italiani!” Questo è il motto di Selvaggia Capizzi, influencer over 40 con oltre 120 mila followers su instagram e milioni di visitatori sul blog Don’t Call Me Fashion Blogger, che si è messa al servizio dei brand italiani del Made in Italy. La sua campagna #influencersforitaly, è nata durante il primo difficilissimo lock down di marzo, anche grazie alla sinergia con il team di influencer italiane The Fashion Mob di cui fa parte. L’influencer romana, con un’ampia e profonda conoscenza delle dinamiche di marketing grazie alla sua lunga carriera nelle Big Pharma, ha scelto con questo progetto di dare visibilità ai brand e agli imprenditori italiani, mettendoci la faccia con il proprio blog e i suoi canali social, raccontando le realtà italiane, le persone che le compongono e le storie di chi sulla qualità italiana ha costruito il proprio successo imprenditoriale. L’iniziativa ha riscosso da subito enorme successo tra i brand di abbigliamento, gioielli e prodotti di bellezza. Ma soprattutto notevole è stata l’attenzione dei followers, al punto da portare Selvaggia Capizzi a comprendere l’importanza di dar voce e visibilità anche ai negozi e ai ristoranti di quartiere, l’anima dell’economia locale.

Come racconta lei stessa racconta: “E’ nostro dovere favorire i marchi italiani, anche quelli della filiera della moda. Come fashion influencer ma soprattutto come donna ho scelto di privilegiare capi italiani nel mio armadio. Questo non vuol dire che se mi piace qualcosa di Zara non lo devo comprare ma che se nel mio armadio prima c’era un rapporto di 10 a 1 tra Zara e abbigliamento Made in Italy ora questo rapporto si deve invertire. In Italia facciamo tante cose belle e spesso non le notiamo neppure, un po’ perché quasi sempre sono più care di quelle che vengono prodotte all’estero (vedi Zara e H&M) e un po’ perché siamo dei gran snob e preferiamo rivolgere lo sguardo altrove. Io sono sempre stata cosmopolita, ho sempre detto che la mia città ideale è Los Angeles dove ho vissuto benissimo ma ora vivo in Italia ed è mio dovere aiutare chi produce e investe qui. Noi influencer abbiamo un ruolo importante per aiutare il Made in Italy a ripartire, parlare nel modo giusto alle persone che ci leggono, sensibilizzarle nel dare precedenza agli acquisti italiani”.

Sono tantissime le realtà che sono state già supportate da questa iniziativa, come le consolidate 24.25 Clothing, Winelivery, Manila Grace, Attache Privé, Athena Gioielli, Linea Italia, il Sofitel Rome Villa Borghese o la start up VF Boxes: “In questo momento dobbiamo invitare tutti a scegliere italiano”. (PO / BIG ITALY  - 24 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)