Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

CONTE SUPERA IL PRIMO
OSTACOLO ALLA CAMERA

Il Conte-bis (o tris?) supera il primo ostacolo, quello più semplice, ottenendo la fiducia della Camera (321 i voti a favore) di fatto con una maggioranza già diversa da quella che per un anno ha gestito l’emergenza coronavirus dal punto di vista sanitario ed economico: Italia Viva, al termine di una giornata di tira e molla, si astiene, e la mozione di maggioranza (lapidaria: “la Camera, udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione politica in atto, le approva") porta le firme di Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Leu e poi il Centro democratico di Bruno Tabacci, le Minoranze linguistiche (a cui il premier Giuseppe Conte dedica appositamente un passaggio nel suo intervento iniziale) e quel Maie, movimento per gli italiani all’estero, guidato dal sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo: quanto basta, insieme a qualche altro sì sparso, per raggiungere la maggioranza assoluta. Maggioranza assoluta che, aveva ricordato il capogruppo di IV Ettore Rosato, non servirebbe neanche, almeno nell’immediato: “la maggioranza è qui senza l’assillo di trovare la maggioranza relativa perché abbiamo garantito di sostenere tutte le misure che aiuteranno il paese nella lotta al covid. Questo perché leggiamo le paure dei cittadini del loro futuro, in maniera proporzionale al pericolo che corriamo se questo paese non si mette a correre”. Lo stesso Rosato che però ha anche detto “nonostante i nostri tanti sforzi, non siamo riusciti a trovare un’agenda condivisa di governo, e di questo il premier deve prendersi almeno una parte di responsabilità”.

Responsabilità, d’altronde, è la parola di questi giorni: ad accollarsela al momento, oltre al gruppo Maie, è Bruno Tabacci e il suo Centro democratico, truppa di undici deputati che di fatto al momento salva l’esecutivo: “E’ un momento decisivo nel quale si dovrebbe rilanciare un grande progetto riformatore, si può forse fare ancora un patto di legislatura ma ci vuole grande qualità politica – spiega - Abbiamo apprezzato il suo appello a una maggioranza liberal-democratica, progressista e ambientalista”. Conte in effetti avea incentrato il proprio intervento su tre pilastri: la visione europeista e anti-sovranista, il progetto riformatrice e modernizzatore già avviato, e la prospettiva di una riforma elettorale in senso proporzionale “che possa coniugare l’esigenza di rappresentanza con quella pur ineludibile di garantire governabilità”, una sorta di apertura ai centristi. “Non è vero – aveva poi sottolineato - che la pandemia ha oscurato la politica: tutta politica è stata la scelta di destinare ingenti risorse, più di 100 miliardi di scostamento, a sostegno di lavoratori, imprese, categorie fragili e colpite: questi interventi ci hanno permesso di erigere una cintura di sicurezza apprezzati da molti economisti. E l’Italia ha avuto un forte ruolo nello storico accordo sulla NextGenerationEU: è l’esito della scelta europeista che è stata fondativa per questo governo”. Governo che, nonostante appunto alcune aperture dentro e soprattutto fuori dall’aula, non potrà più prevedere Italia Viva: “Quello che è successo – tuona infatti Conte – non si può cancellare. Adesso dobbiamo voltare pagina”. Domani al Senato, dove i numeri sono un po più stretti, si saprà se sulla prossima pagina ci sarà scritto ‘fine’ o ‘continua’. (Sis - 18 gen)

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